Screenshot

Sempre più consumatori ricercano la sobrietà, lasciandosi tentare da vini a basso contenuto alcolico o senza alcool del tutto. Questa tendenza sta spingendo l’industria vitivinicola ad adattarsi rapidamente (L’Express)

In Francia il Comitato nazionale delle indicazioni geografiche protette (IGP) ha accettato la disalcolizzazione dei vini fino a 6 gradi per rispondere alla crescente domanda. In attesa della comparsa dei primi vini senza alcool sotto IGP alcuni vigneti, come il Clos de Boüard a Montagne Saint-Émilion, hanno già fatto il passo dedicando una parte della loro produzione a vini senza alcool, rispondendo in particolare alla richiesta di clienti prestigiosi come i proprietari qatarioti della squadra parigina di calcio, il PSG.

La tendenza «no/low» non riguarda solo gli astemi, ma anche i giovani consumatori. Questi «flexidrinkers» cercano di moderare il loro consumo senza rinunciare al piacere di degustare un buon vino. Augustin Laborde, fondatore della prima cantina senza alcool a Parigi, sottolinea che solo il 20% dei suoi clienti sono astemi reali, mentre la maggior parte sono consumatori moderati. Domini come Arjolle, la Côte de Vincent e la casa Pierre Chavin propongono da tempo vini disalcolizzati. Questi prodotti sono compatibili con varie esigenze legate alla salute, alla religione o alle regole di guida. Il mercato vede anche l’emergere di prodotti di alta gamma, come il Vintage di French Bloom, un vino effervescente biologico venduto a oltre 100 euro a bottiglia, con note complesse di albicocca secca, frutta candita e caffè tostato.

Sono utilizzate diverse tecniche di disalcolizzazione, come l’osmosi inversa, la distillazione classica e la distillazione a bassa temperatura. Quest’ultima, meno aggressiva, permette di conservare una migliore qualità organolettica. Il settore francese, a lungo dipendente dalle infrastrutture straniere, ha recentemente visto l’emergere di quattro unità industriali locali dedicate alla disalcolizzazione, segnalando un mercato in piena espansione. Se alcuni attori del vino vedono in questa tendenza un’opportunità, altri si preoccupano delle sue implicazioni temendo un pericoloso amalgama per le denominazioni. Per alcuni esperti, questa tendenza è ben lontana dall’essere una semplice moda passeggera. L’interesse crescente per le bevande senza alcool, che conservano comunque le caratteristiche gustative del vino tradizionale, suggerisce un’evoluzione duratura delle abitudini di consumo. Il settore vitivinicolo sembra così risoluto ad accompagnare questa evoluzione, navigando prudentemente tra innovazione e rispetto delle tradizioni millenarie.

Screenshot