Le accuse contro un famoso psicanalista sollevano in Francia il problema dei pericoli di questa pratica. Tutto dipende dall’intenzione del praticante (Aujourd’hui)
È stata presentata una nuova denuncia contro il famoso psicanalista Gérard Miller. Il terapeuta è accusato da una decina di donne di aggressioni sessuali e stupri, che sarebbero avvenuti in particolare durante sedute di ipnosi. Queste testimonianze hanno ravvivato le questioni intorno a questa pratica, radicata da anni negli ospedali, ma anche in spettacoli televisivi che flirtano con il sensazionalismo. L’ipnotizzato può essere manipolato? I suoi benefici sono riconosciuti medicalmente? La pratica suscita fin dalle sue origini “fantasie di dominazione e sottomissione”. Immergere i pazienti in ipnosi permette di liberare certi schemi di pensiero, di lavorare sulle loro ansie e di liberarsene progressivamente. Una liberazione emotiva resa possibile da una “relazione di eguaglianza tra il paziente e il suo terapeuta”. Se questa alleanza non è rispettata, la pratica può portare a situazioni di abuso. In altre parole, il pericolo non viene dall’ipnosi in sé, ma dall’intenzione del suo praticante. La vulnerabilità di un paziente è un’apertura per chiunque abbia cattive intenzioni e voglia manipolarlo. Ma ipnotizzare qualcuno non significa in alcun modo prendere il controllo su di lui. Sia in terapia psicologica che in sala operatoria, praticare l’ipnosi si basa prima di tutto su un’alleanza tra il paziente e il suo terapeuta per accompagnarlo verso un obiettivo stabilito in anticipo con lui.
L’ipnosi copre un insieme di pratiche diverse utilizzate nel trattamento del dolore. In ospedale, può essere esercitata durante un’anestesia, ma anche per trattare un dolore acuto o cronico. L’ipnosi medica ha virtù riconosciute da molti anni. In sedazione, non sostituisce un’anestesia generale, ma può essere praticata in aggiunta a un’anestesia locale. Si propone l’ipnosi ai pazienti in caso di alcuni interventi piuttosto leggeri (colonscopia, trattamento di un’ernia…). Studi hanno anche mostrato che il suo utilizzo può portare a una diminuzione del dolore percepito e dell’ansia dopo un’operazione. Il risveglio è meno doloroso. L’ipnoterapia può essere impiegata per curare malattie psichiche (disturbi del comportamento alimentare, stress post-traumatico, depressione, fobie…), ma anche alcune dipendenze (tabacco).
Quando il paziente entra in ipnosi, non cade in un sonno, ma in uno stato di coscienza modificato. In fase ipnotica, il paziente abbassa il suo livello di attenzione e aumenta la sua suggestibilità, ovvero la sua disposizione a mostrarsi aperto all’esperienza. Questo stato intermedio può essere sperimentato in uno studio medico… come nella vita di tutti i giorni: un esempio comune: prendete la metropolitana immersi nei vostri pensieri. Siete svegli eppure potreste perdere una fermata perché siete in uno stato di coscienza modificato. È questo anche l’ipnosi: mantenete il controllo ma vi lasciate cullare da qualcos’altro. In teoria, chiunque può essere ipnotizzato, l’efficacia dipende quindi dal suo grado di motivazione e apertura.