La disfunzione erettile interessa il 13% degli uomini in Italia ed è ancora un tabù. Ne soffrono circa il 40% degli over 50 e la metà degli ultra settantenni. E in Francia circa un uomo su tre ha problemi simili (Le Figaro)

Con il passare degli anni una problematica diffusa nella popolazione maschile, con un’incidenza superiore nei soggetti anziani, è la disfunzione erettile, l’incapacità di raggiungere o mantenere un’erezione per una funzione sessuale soddisfacente. Ci sono diverse soluzioni per trattare la disfunzione: pillole, creme o gel, iniezioni intracavernose. Nei casi più severi si può trovare una soluzione grazie agli impianti protesici. Allan Lipsker chirurgo urologo parigino che opera presso il gruppo ospedaliero Ambroise-Paré-Hartmann dice che “gli uomini mi affidano la parte più importante della loro anatomia. Quando arrivano da me sono già tre o quattro anni che non hanno più erezioni, hanno provato di tutto e non hanno altre opzioni. L’impianto penieno, che tratta la disfunzione erettile, è sotto-utilizzato in Francia dove proporzionalmente, se ne impiantano dieci volte meno rispetto agli Stati Uniti.
La tecnica è abbastanza sconosciuta ai pazienti e storicamente ha avuto una cattiva reputazione tra gli urologi. Una reputazione immeritata perché secondo la letteratura medica il 90% dei pazienti è soddisfatto e ha riacquistato una vita sessuale, e la stessa cosa vale (circa l’85% di soddisfazione) per le loro compagne.

Come funziona l’impianto penieno e quali sono i pazienti coinvolti? La tecnica è rivolta a uomini che non hanno più erezioni dopo un’operazione o un’irradiazione per un cancro alla prostata, alla vescica o al retto, pazienti diabetici, con problemi vascolari o certe patologie neurologiche, più raramente per una riassegnazione di genere o dopo un’amputazione traumatica del pene. Le protesi furono inventate nel 1936 dal chirurgo sovietico Nikolaj Bogoras che presentò la prima falloplastica per curare un paziente di 23 anni la cui moglie, per gelosia, gli aveva tagliato il pene alla radice con un rasoio mentre dormiva. Bogoras ricostruì prima un fallo dall’addome del paziente, poi vi incorporò cartilagine costale, prima di trapiantare il tutto alla radice rimanente del pene.

Da allora, le tecniche sono diventate più sofisticate, e una decina di impianti sono sul mercato. Sono di due tipi, quelle semirigide offrono un’erezione permanente (il paziente abbassa manualmente il pene e lo raddrizza quando desidera avere un rapporto). “Ne impiantiamo molto poche, dice il chirurgo, prima di tutto perché non è naturale avere un’erezione permanente. Inoltre, c’è il rischio che, col tempo, l’estremità dei corpi cavernosi si perfori e che i cilindri fuoriescano”. Le protesi gonfiabili offrono un aspetto più naturale e rappresentano la grande maggioranza degli impianti posizionati. Il principio è semplice. Normalmente, durante l’erezione, il sangue affluisce e riempie i corpi cavernosi situati nel pene. Se il sangue non arriva o in quantità non sufficiente, non si verifica erezione. L’impianto penieno è costituito da due cilindri inseriti nei corpi cavernosi. Nel caso di una protesi gonfiabile, sono collegati a un serbatoio impiantato nell’addome, a sua volta connesso a una pompa posizionata sotto i testicoli. Il serbatoio contiene una soluzione liquida. Quando il paziente desidera un’erezione, la pompa gli permette di inviare l’acqua ai cilindri, gonfiando così il pene. Al contrario, quando l’erezione non è più necessaria, il paziente rimanda l’acqua al serbatoio.

Secondo la letteratura medica, la durata media di un impianto è di 10-15 anni o circa 1500 rapporti sessuali: si tratta di idraulica, quindi possono verificarsi perdite, problemi meccanici… In tal caso, è necessario sostituire l’intero sistema. Tuttavia, i cambi di protesi sono rari. Anche se non esiste un’età limite specifica, oltre i 75 anni i rischi dell’operazione iniziano ad aumentare, quindi non si operano più questi pazienti. In Francia l’impianto, del valore di circa 3500 euro è coperto dalla Sicurezza Sociale, così come l’intervento e il ricovero ospedaliero con eventuali supplementi che dipendono dal chirurgo e dalla struttura, ma che possono essere coperti dalla mutua. L’operazione dura circa 90 minuti e i pazienti vengono dimessi il giorno successivo dando semplici antidolorifici. Il dolore è moderato e dura due o tre settimane, ma poi l’impianto non fa più male. Il desiderio e il piacere durante i rapporti sessuali sono ben presenti, i pazienti sperimentano orgasmi e possono darne, non hanno problemi a urinare o a andare in bicicletta. E i metal detector non suonano negli aeroporti perché l’impianto è composto di silicone. La pompa rimane totalmente invisibile anche agli occhi dei partner; tuttavia, la sua manipolazione può richiedere un po’ di pratica in quanto il paziente deve premere più volte la pompa fino a raggiungere la durezza desiderata.

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