Su Paramount+ arriva “Un gentiluomo a Mosca”, otto episodi ambientati nella corte bolscevica con un grande Ewan McGregor (Abc)
L’adattamento dell’omonimo bestseller di Amor Towles esalta la bravura di Ewan McGregor, sicuramente con un personaggio che entrerà nella galleria delle sue migliori interpretazioni. Viene rappresentato un modello obsoleto in Russia della rivoluzione bolscevica. La serie di otto episodi inizia esattamente nella corte bolscevica dove Aleksandr Ilyich Rostov, risparmiato dalla morte in virtù di una poesia, conosce la sua sentenza, frutto di un conflitto di forze tra i bolscevichi moderati e la fazione intransigente. Vale a dire: Rostov, meglio conosciuto come “Conte”, dovrebbe trascorrere il resto dei suoi giorni in prigione… che è un hotel di lusso a Mosca chiamato Metropol. Con un piccolo fastidio: se mette un piede fuori dalla prigione improvvisata, viene giustiziato sul posto.
È l’anno 1921, e in questo scenario il Conte si limita a tornare nel luogo dove già soggiornava in stile. Quello che ancora non sa è che dovrà rinunciare ai suoi beni e passare dall’ostentata suite a una minuscola e fredda soffitta, dove ogni tanto riceverà la visita del volto visibile dei suoi carcerieri (un individuo di umili origini, accigliato come una pietra, che alla fine vorrà imparare i modi di un gentiluomo). I pasti, tuttavia, sono gratuiti, così come non ci sono impedimenti al movimento all’interno dell’hotel. Il conte Rostov non sarà il tipo di carattere arrogante che di solito deriva da questi contesti di improvviso cambiamento di status. In effetti, Ewan McGregor sa come bilanciare magnificamente la naturale superbia dell’essere abituato alla nuova gestione con il cuore gentile dell’uomo che ama interagire con gli altri ed è in grado di adattarsi, senza lamentele, alla malinconia della sua condizione di “pezzo scartato” nel progresso sociale.
A chiunque si impegni a conversare con lui sarà garantito il piacere, e ce ne sono diversi che lo fanno in albergo, da Nina, la bambina che si affeziona subito a questa figura unica (e che crescerà portando con sé i sintomi del cambiamento del Paese), ad Anna Urbanova (interpretata dalla moglie di McGregor, Mary Elizabeth Winstead), un’attrice che cerca di sopravvivere al regime attuale, costituendo l’interesse amoroso del conte.