A fine dicembre vengono depositate a Berna le firme dell’iniziativa volta a vietare in Svizzera l’importazione di foie gras. (Le Matin)
La questione dividerà “Romandi” e “Alemanni”. L’Alleanza Animale Svizzera, che raggruppa diverse organizzazioni a favore degli animali, ha inteso aggiungere un po’ di pepe nei dibattiti familiari intorno ai tavoli delle feste. Due i testi presentati. Il primo chiede il “Sì al divieto di importare prodotti in pelliccia provenienti da animali maltrattati”: è “l’iniziativa pelliccia”. Il secondo propone un “Sì al divieto di importare foie gras”: si tratta dell'”iniziativa foie gras”. La seconda sicuramente darà luogo a dibattiti contrastanti – dovrebbero passare circa due anni prima che l’iniziativa sia sottoposta al popolo – tra le due principali regioni linguistiche. Se i Romandi consumano foie gras quasi al 70%, solo dal 15 al 20% degli Alemanni lo fa. Questo potrebbe accendere la brace di un dibattito culturale e culinario inedito. Ecco due pareri.
Contro il divieto
È un piatto straordinario, e l’allevamento è molto evoluto. Bisogna mangiare il foie gras perché è molto buono. Si tratta pur sempre di un piatto straordinario, eccezionale. Esiste da 4.500 anni: gli Egizi, i Romani, poi i Galli ne hanno consumato. Ovviamente bisogna rispettare l’animale. Bisogna essere contro l’allevamento eccessivo, e quindi contrari a mettere tutti i foie gras nello stesso cesto, come fa questa iniziativa. Perché l’anatra o l’oca non soffrono quando vengono alimentate in buone condizioni, tranquillamente, come nel caso di alcuni produttori del Périgord. L’animale produce allora materia, e non solo grasso. In questi allevamenti le anatre e le oche non sembrano infelici. Un fegato come quello, quando viene messo in padella, non si muove, non perde grasso. Se si alimenta troppo, troppo velocemente, male, il fegato si atrofizza, sviluppa una cirrosi. E quando viene messo sul fuoco, scompare come burro, non resta niente. I controlli, in Francia, sono diventati anche molto più severi, i metodi di allevamento sono enormemente cambiati. Si vede subito se un fegato è stato allevato correttamente per flessibilità, tatto, colore. Vietarlo sarebbe lasciare spazio al cibo industriale, a surrogati senza sapore, senza interesse. Un buon foie gras è completamente un prodotto artigianale, di nicchia, con un fantastico background culturale e culinario.
A favore del divieto
L’allevamento provoca microlesioni, forte stress, dolore. Importare foie gras in Svizzera è in totale contraddizione con la legislazione svizzera che vieta l’allevamento dal 1978 nella legge per la protezione degli animali. È anche una concorrenza sleale nei confronti dei produttori svizzeri. Esistono inoltre sostituti, carnali o no, che permettono di fare proposte alternative, con un valore aggiunto locale. Ma l’elemento principale su cui si basa l’iniziativa è chiaramente la sofferenza animale: sappiamo bene che l’allevamento causa microlesioni, forte stress, dolore. Gli uccelli – si tratta di un constatazione scientifica – hanno un sistema nervoso paragonabile a quello di un mammifero: la percezione del dolore è dello stesso ordine. È per questo che in Svizzera l’allevamento è stato vietato. La tradizione? È quella del Sud-Ovest francese, non la svizzera. E mangiare un fegato malato non è qualcosa che fa parte della base dell’alimentazione. Rimane un prodotto di nicchia di cui si può facilmente fare a meno.