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Spiber, un’azienda giapponese, ha l’ambizione di rivoluzionare la produzione di abbigliamento e alimenti grazie alle proteine (L’Express)

Situata nella tranquilla Tsuruoka, a nord di Tokyo, Spiber è nata nel 2007 dall’idea di Kazuhide Sekiyama, allora studente in biologia e informatica e ora proprietario di un’azienda valutata un miliardo di dollari. Sekiyama sognava un progetto capace di cambiare il mondo, inizialmente concentrandosi sullo stoccaggio di dati nel DNA. La sua passione per la biologia lo portò a studiare il DNA di migliaia di elementi naturali, utilizzando pezzi di questo DNA in micro-organismi per creare proteine con proprietà uniche come impermeabilità, flessibilità e resistenza. Questo approccio ha molteplici applicazioni, dalla moda all’industria alimentare, con un focus costante sulla riduzione dell’impatto ambientale.

Il mondo consuma enormi quantità di fibre e tessuti senza preoccuparsi dell’ambiente. Il poliestere e il nylon derivano dal petrolio, mentre la produzione di lana e altre fibre animali causa emissioni significative di gas serra. La coltivazione del cotone richiede grandi quantità di acqua e prodotti chimici. Spiber affronta questi problemi con proteine prodotte tramite fermentazione, che richiedono il 94% in meno di acqua e causano il 97% in meno di danni all’habitat rispetto al cashmere mongolo.

Le proteine di Spiber hanno una vasta gamma di applicazioni. Una parte viene utilizzata per creare filati per l’abbigliamento, mentre un’altra serve per la produzione alimentare o per rivestimenti per sedili automobilistici. L’azienda prevede anche di utilizzare le proteine nella cosmesi. Nonostante i progressi, Spiber affronta sfide significative. Il ciclo rapido della moda usa e getta, alimentato dai social media, è un ostacolo. I capi di Spiber sono costosi, paragonabili al cashmere, e non accessibili a tutti. L’azienda sta stringendo partenariati con marchi come The North Face per espandere la sua presenza nel settore della moda. Nel settore alimentare, Spiber deve ancora ottenere l’accettazione dei consumatori e le autorizzazioni necessarie per entrare nel mercato statunitense, dove sta costruendo un impianto in Iowa.

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