(New York Times) Un gruppo di famiglie mennonite, alla ricerca di terre economiche lontane dalla vita moderna, ha iniziato a stabilirsi nell’Amazzonia peruviana
Diversi film hanno raccontato la vita rurale e scarna degli Amish ma pochi conoscono l’esistenza dei mennoniti: entrambi appartengono alla famiglia anabattista, ma se i mennoniti sono di derivazione olandese e si ispirano alla figura di Menno Simons, che riuscì a riorganizzare il movimento dopo la terribile strage di Munster (un massacro che grava ancora sugli animi di tutti i protestanti), gli amish sono sempre anabattista, ma sono di origine svizzera. Queste Chiese sono assai diffuse negli Stati Uniti, meno in Europa, dove in un certo modo si sono fuse insieme. Oggi, il maggior numero di mennoniti si trova in America; un quarto di tutti i mennoniti del mondo è nello stato di Pennsylvania, molti poi sono nell’Ohio, nel Kansas e altrove anche nel South-Dakota dove ancora nel 1914 vi erano dodici comunità “comunistiche” dette “comunità di Huter” dal tirolese Jakob Huter (bruciato nel 1536), che le aveva fondate.
I mennoniti iniziarono a migrare in America Latina circa un secolo fa, dopo che il Canada revocò le loro esenzioni dal servizio militare e dall’istruzione obbligatoria. Paesi come il Messico e altri stati latinoamericani accolsero queste comunità, offrendo loro terre non coltivate in cambio della promessa di vivere secondo le proprie regole. Attualmente, ci sono più di 200 colonie mennonite in nove Paesi dell’America Latina, che occupano circa 9,64 milioni di acri. Sebbene siano riusciti a creare colonie prosperose, l’espansione delle loro attività sta sollevando preoccupazioni tra gli ambientalisti riguardo al possibile impatto sulla deforestazione della foresta pluviale.
I primi tentativi delle famiglie mennonite di stabilirsi nella giungla peruviana furono difficili. Attacchi di vespe, piogge torrenziali e strade impraticabili misero a dura prova la loro determinazione. Nonostante le difficoltà, i coloni riuscirono a fondare Wanderland, una colonia fiorente con circa 150 famiglie, una chiesa-scuola e una struttura per la lavorazione del formaggio. Qui la vita è semplice e austera: le famiglie vivono senza elettricità, utilizzano carri trainati da cavalli e parlano un dialetto germanico. La loro cultura e religione, basate sugli insegnamenti di Menno Simons, li spingono a vivere isolati dal mondo esterno, mantenendo uno stile di vita lontano dalle tentazioni moderne. Questo insediamento è solo uno dei tanti che i mennoniti stanno creando nella regione, trasformando la foresta in terreni agricoli. Gli ambientalisti contestano che le colonie hanno contribuito alla deforestazione di oltre 17.000 acri di foresta. Nonostante queste cifre siano una piccola parte della deforestazione totale nella regione, il loro impatto ha attirato l’attenzione delle autorità peruviane, che stanno indagando su alcune colonie per presunte attività di disboscamento illegale.
Le autorità peruviane stanno investigando su Wanderland e altre due colonie, accusandole di aver abbattuto la foresta senza i necessari permessi. I leader mennoniti, tuttavia, sostengono di non aver infranto alcuna legge, poiché i terreni sono stati acquistati da una compagnia di legname che aveva già disboscato gran parte dell’area. Tuttavia, gli esperti e le immagini satellitari indicano che le colonie hanno comunque abbattuto foreste primarie, il che richiederebbe autorizzazioni specifiche. Un nuovo villaggio, Salamanca, sta nascendo lungo un fiume a diverse ore da Wanderland. I mennoniti vedono in queste terre un’opportunità per preservare il loro stile di vita e fornire sostegno alle future generazioni.