Fatti, curiosità e consigli su una bevanda che conquistò l’Occidente dalla Cina nel XVI secolo, ma di cui ancora non sappiamo molto (El Pais Semanal)

Anche se può sembrare altrimenti, tutti i tè provengono da una singola pianta, ed è una camelia, la Camellia sinensis. I processi di ossidazione e lavorazione conferiscono diversi colori e aspetti al prodotto finale. Etichettare un tè solo come nero, verde o bianco è come etichettare un vino solo come rosso, bianco o rosato. Il carattere unico di ogni tè deriva dal suo terroir, il territorio in cui viene coltivato e prodotto. Del resto ogni Paese produttore (l’elenco è guidato dalla Cina, il luogo di nascita del tè, seguita da India e Kenya. Anche l’Argentina produce molto) ha i suoi climi e varietà e applica processi artigianali unici. Ciò significa che non ci sono due tè uguali. Quindi, produrre, ad esempio, un matcha eccezionale al di fuori del Giappone è quasi impossibile. I primi mercanti europei di tè furono i portoghesi, nel XVI secolo. Tuttavia, la fama è stata presa dal Regno Unito con la Compagnia britannica delle Indie Orientali e gli inglesi devono l’abitudine del tè delle cinque a una portoghese, Caterina di Braganza, principessa che ha contribuito a diffondere la bevanda alla corte inglese.

In Europa, i tè sono classificati in base al colore della foglia, mentre in Cina sono classificati in base all’ombra dell’infusione pronta. Un tè nero qui (con una foglia scura e una tonalità rossastra una volta infusa in una tazza) è un tè rosso nel Paese asiatico. C’è poi il fenomeno Matcha che non comprende tutte le qualità del prodotto “verde”. Il Matcha viene coltivato e lavorato in un modo unico. Le foglie vengono coltivate all’ombra per tre o quattro settimane prima della raccolta per diventare tencha, un prodotto precedente di matcha. Singolare è anche la lavorazione a freddo per ottenere il tè appunto “freddo”- La tecnica giapponese si chiama Mizudashi (letteralmente birra fredda) e consiste nell’infondere le foglie in acqua molto fredda (tra 15 minuti e 12 ore). Il risultato è un gusto più dolce e morbido (e con meno caffeina).

A proposito occorre dire che un chimico tedesco scoprì nel diciannovesimo secolo che la teina è lo stesso composto della caffeina. Anche così, il mito della teina è ancora vivo, probabilmente a causa della L-teanina, un amminoacido presente nel tè con effetti rilassanti. La combinazione di caffeina e L-teanina crea uno stato di calma vigilanza. Occorre sapere che non tutti i tè contengono la stessa caffeina. Ce ne sono alcuni ad alta concentrazione, come i bianchi, e altri naturalmente decaffeinati, come l’hōjicha o il tè verde arrostito giapponese.

In generale i tè possono essere infusi più volte, in diverse fasi: il tè dovrebbe essere svegliato gradualmente, con infusioni più brevi e ad una temperatura più bassa. Chi poi si lamenta del fatto che a volte il tè sembra amaro deve sapere che questa sensazione nasconde solo un errore nella sua preparazione. La quantità di tè, la qualità e il tempo di infusione sono fondamentali, ma anche la temperatura dell’acqua che viene utilizzata. Dovrebbe sempre essere riscaldata a 80 gradi in modo da non sovraccaricare i tannini, che sono responsabili dell’amarezza.

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