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Vasche piene di ghiaccio e stanze immerse nell’azoto liquido? Dalla semplice immersione in acqua fresca alla neurocriostimolazione, il freddo continua a fare proseliti (Paris Match)

Diventa sempre più facile vedere un gruppo persone in costume da bagno che si affolla intorno a una piscina gonfiabile piena di ghiaccio per una dimostrazione di immersione nel ghiaccio. Romain Vandendorpe, campione mondiale della disciplina e fondatore dei centri fitness Workout Warrior, dà istruzioni alle sue truppe sotto la supervisione di un medico. Importanza della mente per evitare il panico, respirazione per contrastare l’iperventilazione e promesse di benessere, relax e sonno ritrovato, si comincia. E il verdetto dei partecipanti è unanime: rilassati e rinvigoriti, non vedono l’ora di riprovare nel contesto più formale delle cabine di crioterapia recentemente acquisite dal loro club.

Attualmente, si apre un centro di crioterapia ogni tre giorni nel mondo e sempre più studi scientifici evidenziano i risultati straordinari del freddo sul sonno, lo stress, il recupero, ma anche sulla sclerosi multipla o la fibromialgia. Ma attenzione, avverte lo specialista, non bisogna mettere sullo stesso piano un piccolo dolore alleviato con un po’ di ghiaccio, un bagno rivitalizzante in un lago o nell’Oceano e un protocollo di trattamento basato sul principio del choc termico. Infatti, esistono diverse forme di terapia del freddo. Da un lato, il metodo Wim Hof, dal nome del suo inventore olandese ribattezzato “Iceman”, che propone un mix di meditazione, esercizi di respirazione e immersione in acqua ghiacciata per ridurre lo stress e migliorare l’immunità. Con risultati tutt’altro che empirici, poiché il suo allenamento permetterebbe di ridurre i livelli di citochine pro-infiammatorie e aumentare il livello di epinefrina, l’ormone della risposta allo stress. Infine, l’immersione favorisce la stimolazione della circolazione sanguigna, l’ossigenazione dei muscoli e l’eliminazione dei rifiuti metabolici, un inventario già molto allettante.

Un’altra sfaccettatura della terapia del freddo è la neurocriostimolazione, il cui principio consiste nel creare un choc termico, cioè un abbassamento rapido della temperatura corporea volto a stimolare il sistema nervoso autonomo. Questo freddo intenso e improvviso, intorno ai -70 °C, impedisce al corpo di adattarsi: il sangue lascia le estremità per concentrarsi su cuore, polmoni e cervello, inducendo una cascata di effetti benefici. Il famoso choc termico provoca infatti una sorta di reimpostazione interna, un vero riequilibrio che ripristina tutte le funzioni del corpo. Con una conseguente riduzione delle infiammazioni e dei dolori articolari, un miglioramento dell’addormentamento e della qualità del sonno, un aumento di energia e vitalità e una migliore immunità.

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