(Figaro Magazine) Le sneakers hanno liberato i piedi degli uomini dalla costrizione di modelli stringati, pesanti, rigidi. E anche da dolori, geloni e vesciche

C’è un movimento di liberazione abbastanza recente di cui l’uomo può essere fiero: quella di poter indossare, in ogni circostanza, solo scarpe da ginnastica. Perché bisogna pensare a come l’uomo era calzato nel corso dell’ultimo millennio. Nel Medioevo si portavano le poulaines, molto allungate, molto appuntite. Potevano misurare fino a 50 centimetri di lunghezza. Battevano il suolo quando si camminava, un po’ come delle pinne. Durante il Rinascimento, stufi delle punte, si passò alla punta quadrata. Le scarpe diventarono rigide. E, per marcare bene l’imprigionamento dei piedi, si metteva una fibbia sopra. Benvenuti in prigione! Il re Luigi XIV, che non era molto alto, peggiorò ulteriormente la situazione lanciando la moda dei tacchi alti, per niente pratici e per nulla confortevoli. E questa moda durò comunque un secolo. Tranne per cavalcare. In quel caso si indossavano stivali molto stretti, che arrivavano fino sopra al ginocchio. Ci volevano almeno due persone per toglierli. Immaginate l’incubo…

All’inizio del XIX secolo, i lacci iniziarono a essere prodotti industrialmente. Un bel progresso, i lacci. Permettevano di adattare la scarpa al proprio piede, stringendo e allentando i lacci, tanto più che all’epoca le scarpe prodotte in serie esistevano in una sola misura. E non c’era ancora una distinzione tra piede destro e piede sinistro. Si finiva per adattarle alla propria taglia a forza di camminarci dentro, ma si può immaginare il dolore che provocavano. Il peggio fu durante la Prima Guerra Mondiale, con gli stivaletti militari. Nel fango delle trincee, si collezionavano vesciche e geloni. Lo chiamavano “piede da trincea”.All’inizio del XIX secolo, i lacci iniziarono a essere prodotti industrialmente. Un bel progresso, i lacci. Permettevano di adattare la scarpa al proprio piede, stringendo e allentando i lacci, tanto più che all’epoca le scarpe prodotte in serie esistevano in una sola misura. E non c’era ancora una distinzione tra piede destro e piede sinistro. Si finiva per adattarle alla propria taglia a forza di camminarci dentro, ma si può immaginare il dolore che provocavano. Il peggio fu durante la Prima Guerra Mondiale, con gli stivaletti militari. Nel fango delle trincee, si collezionavano vesciche e geloni. Lo chiamavano “piede da trincea”.

Da qui una prima rivoluzione, negli anni ’30, quella del mocassino americano, più leggero, più facile da infilare, ispirato ai mocassini in pelle degli indiani. Gli studenti li adottarono in massa dopo la Seconda Guerra Mondiale. Non ne potevano più delle scarpe pesanti. E negli anni ’60 arrivarono i mocassini italiani, ancora più morbidi, che si potevano indossare a piedi nudi, senza calzini. Un’altra liberazione! Le scarpe da ginnastica cominciarono a imporsi a metà degli anni ’70. In Francia, all’epoca si faceva ancora la distinzione tra le scarpe da tennis, generalmente bianche, e quelle da ginnastica alte, più scure. È l’espressione francese “lâche-moi les baskets”, diventata un vero e proprio motto, un appello alla ribellione, che popolarizzò il termine basket. E i rapper, negli anni ’90, ne diffusero l’uso. Le scarpe da ginnastica invasero progressivamente lo spazio pubblico. Le si metteva per andare a scuola, andare a lavorare, per uscire la sera. Basta avere male ai piedi! Addio scarpe rigide, stivali, scarponi, scarponcini.

Sono ormai due generazioni che gli uomini indossano solo scarpe da ginnastica. I loro piedi si sono forse un po’ allargati, anche un po’ allungati, ma è normale. Si sentono a proprio agio nelle loro scarpe da ginnastica. Sono finalmente liberi.

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