(Le Monde) Se l’aumento delle temperature favorisce i vini delle “hautes-côtes”, un tempo meno considerati, il cambiamento climatico, con inverni miti e gelate tardive, ha conseguenze disastrose.
I parapendisti lo sanno bene: 100 metri di altitudine equivalgono a quasi un grado di differenza. Una discrepanza che assume un significato particolare in Borgogna nell’era del riscaldamento globale. Per decenni, la qualità dei vini delle “hautes-côtes” (Côte-d’Or), sia della “côte-de-nuits” che della “côte-de-beaune”, era considerata irregolare. Con vigne piantate tra i 200 e i 350 metri di altezza, non beneficiavano delle condizioni climatiche favorevoli riscontrate a quote più basse, nel regno dei grandi nomi dei vini di Borgogna, da Gevrey-Chambertin a Chassagne-Montrachet. Di conseguenza, nelle alte quote, il riscaldamento globale ha… dei vantaggi. La differenza di temperatura registrata nel corso degli anni, a seconda delle esposizioni, è tra 1 e 2,5 gradi in più.
I 21 gradi a febbraio sono stati un vantaggio per quanto riguarda l’aumento delle temperature. Penalizzanti con il disordine climatico che sembra accelerare, illustrato dalle gelate che arrecano più danni in primavera, dalle grandinate più intense o dall’ultima estate estremamente piovosa. I vignaioli della Borgogna sono stati colpiti duramente dal gelo nel 2021 e nel 2016. Con inverni sempre più miti, hanno avuto la tendenza a dimenticare le gelate primaverili ma ha quasi sempre gelato ad aprile.
Più la vite è in anticipo, più è sensibile agli episodi di gelo primaverile. Per molto tempo, per essere meno colpiti dalle gelate, i viticoltori delle alte quote hanno preferito viti alte, mentre nella “côte d’or” si trovavano esclusivamente viti basse. La differenza? 5.000 viti per ettaro con una vite alta. Il doppio per una vite bassa. Il rendimento non è lo stesso, e le piantagioni alte sono state poi abbandonate. Ora si assiste a un ritorno delle viti alte: il gelo colpisce più vicino al suolo. È quindi meno rischioso con una vite alta. E poi, quando piove intensamente, i ceppi sono meno soggetti a malattie, poiché ricevono meno proiezioni. Si usano quindi meno fitosanitari. La vite alta è di nuovo molto di moda nelle alte quote, dove i vini hanno, secondo l’opinione generale, hanno guadagnato molto in qualità. Questo è particolarmente vero per il pinot, che è più sensibile dello chardonnay.