L’olfatto ha un potere emotivo senza pari e l’arte dell’olfazione sta prendendo il suo posto in una nuova esibizione multisensoriale (New Scientist)
Cosa sarebbe la nostra comprensione della musica se i compositori avessero regolarmente creato opere sia per il profumo che per il suono? All’inizio del XX secolo, gli artisti combinavano i sensi per immaginare opere d’arte “totali”. L’artista visivo Wassily Kandinsky dipingeva la musica che sperimentava, mentre il compositore Alexander Scriabin aggiungeva indicazioni per l’illuminazione colorata nella sua partitura del 1910 per “Prometeo, il poema del fuoco”. L’idea era che Scriabin non fosse in grado di comporre per l’olfatto perché l’ingegneria e la tecnologia del suo tempo non lo permettevano. Si è pensato di aggiungere un’esperienza olfattiva curata a questo pezzo visionario e di provocare una discussione: perché la profumeria non dovrebbe prendere il suo posto accanto alle altre arti? E così Mathilde Laurent, in-house perfumer di Cartier, ha progettato un’estensione olfattiva del “Prometeo” di Scrabin realizzata con la San Francisco Symphony.
Nel corso di diversi anni, si è cercato di esplorare il profumo in contesti che alla Cartier sono stati definiti “oggetti profumati non identificati”, dove il profumo è liberato dall’essere semplicemente un prodotto e presentato al pubblico al di fuori di qualsiasi contesto commerciale. In tali scenari, si è voluto dimostrare che l’odore è un vettore di emozioni senza pari. Avvicinandosi a Prometeo, che racconta il mito di come l’umanità abbia ricevuto il fuoco, nasce spontaneo il ricordo delle origini cerimoniali della profumeria: la parola “profumo” (dal latino perfumum o “attraverso il fumo”) deriva dai rituali sacri che coinvolgevano il fuoco per ottenere odore. Si diceva che l’ira degli dei fosse nei loro nasi, e quindi diffondere profumi gradevoli li avrebbe calmati.
In Prometeo si voleva garantire che, man mano che la musica si svolgeva, il profumo suscitasse un’emozione primordiale, universale e istintiva, lontana da qualsiasi obiettivo estetico puntando a che l’olfatto “lavorasse” sull’istinto ancestrale di ogni spettatore, impegnandolo emotivamente e fisicamente con la musica senza mai eclissarne l’estetica. L’olfatto stimola direttamente il centro istintuale e il cervello limbico, l’amigdala, risvegliando ricordi ed emozioni tramite l’ippocampo. L’olfatto bypassa la nostra ragione. Quando annusiamo, le attività delle nostre zone cerebrali sono modificate e disinibite. In questo progetto, l’olfatto aumenta drammaticamente il potenziale emotivo della musica. Sono state così identificate tre diverse sequenze in cui i momenti simbolici potrebbero essere olfattivi occupandosi anche del problema che rendeva impossibile la cura del profumo per Scriabin: la quantità di tempo che un profumo persiste in uno spazio chiuso. Dispositivi discreti posizionati strategicamente in tutto il Davies Symphony Hall, la casa della San Francisco Symphony, emettono profumo nei momenti chiave della performance. I dispositivi utilizzano una tecnica di diffusione ad aria secca, dove l’aria viene spinta attraverso capsule infuse di fragranze.
Seguendo la visione di Scriabin di Mathilde Laurent, l’obiettivo è creare uno stato in cui tutti i sensi sono sollecitati e menti, cuori e persino le viscere vibrano all’unisono. Come gli artisti all’inizio del secolo scorso, si è voluto che tutti sperimentino la trascendenza che l’arte dona all’umanità: l’arte olfattiva è potente quanto qualsiasi altra forma d’arte in questo senso. Tutti i nostri sensi hanno un ruolo da giocare.