Maometto ha messo mano più volte al calendario musulmano contraddistinto dalla complessità di calcolare il tempo in base a luna e stagioni (L’Humanité)
I musulmani celebrano ogni anno l’anniversario (mawlid) della nascita del profeta dell’Islam. Questa festa, molto popolare sin dal Medioevo, non segna tuttavia l’inizio dell’anno musulmano: è fissata al 12° giorno del mese di Rabi’al-awwal, il terzo mese di un calendario che ne conta dodici. La nascita di Muhammad (Maometto), avvenuta intorno al 570 dell’era cristiana (l’anno non è conosciuto con certezza), non segna neanche l’anno 1 del nuovo computo adottato dagli Arabi alla fine degli anni ‘630, quando le loro prime conquiste nel Vicino Oriente diedero origine a un vero impero. Utilizzato molto presto nell’amministrazione imperiale (i documenti più antichi conosciuti risalgono all’anno 20), questo nuovo calcolo ha come punto di partenza un evento politico: l’esilio (hijra) di Muhammad e dei suoi compagni, che nel 622 dell’era cristiana lasciarono La Mecca per sfuggire alle persecuzioni e si stabilirono nell’oasi di Medina. Questo è l’inizio dell’era dell’Egira.
La tradizione musulmana fissa al 12° giorno del mese di Rabi’al-awwal dell’anno 1 l’arrivo di Muhammad a Medina (lo stesso giorno, quindi, scelto successivamente per la celebrazione del suo compleanno). L’inizio teorico dell’era dell’Egira (il primo giorno del primo mese dell’anno 1) corrisponde al 16 luglio 622 dell’era cristiana. Sono passati quindi millequattrocentodue anni da quando Muhammad pose a Medina le fondamenta di una nuova religione, l’Islam. Come spiegare quindi che il giorno di Natale del 2023 cade, nel calendario musulmano, l’11 del mese di Jumàdà al-thàni dell’anno 1445? A differenza dei calendari giuliano e gregoriano, il calendario musulmano non si basa sulla durata dell’anno solare (365 o 366 giorni) ma su quella dell’anno lunare (più breve di dieci o undici giorni). L’era dell’Egira “avanza” quindi più velocemente dell’era cristiana!
Nel Vicino Oriente, nell’antichità, i calendari utilizzati erano per lo più luna-solari. Basandosi sull’osservazione della nuova luna ogni 29 o 30 giorni, un calendario luna-solare “correggeva” la differenza tra l’anno lunare e quello solare inserendo un mese aggiuntivo ogni due o tre anni (per un totale di 7 mesi in un ciclo di 19 anni). Il calendario ebraico aderisce a questa regola, il che consente di far cadere le feste ebraiche, se non ogni anno, almeno nello stesso giorno dell’anno solare o nella stessa stagione.
Anche il calendario utilizzato a La Mecca prima dell’Islam era di questo tipo. Su dodici mesi, quattro erano considerati sacri (haram): durante questi mesi era vietato fare guerra e si organizzavano pellegrinaggi e grandi fiere commerciali. Secondo la tradizione musulmana, un verso del Corano rivelato a Muhammad (Corano IX, 36-37) lo spinse a riformare il calendario in uso a La Mecca. Per porre fine alla confusione tra mesi sacri e mesi non sacri causata dall’aggiunta di un mese intercalare, Muhammad trasformò il calendario musulmano in uno esclusivamente lunare: ogni mese iniziava con l’osservazione della nuova luna, e la durata del mese lunare (29 o 30 giorni) non poteva essere stabilita in anticipo. Tuttavia, per evitare che il mese di Ramadan durasse troppo a lungo, se un cielo nuvoloso impediva di osservare la nuova luna di Shawwàl, il digiuno poteva essere interrotto dopo trenta giorni…
Muhammad immaginava forse che in pochi anni la sua comunità sarebbe diventata un vasto impero e avrebbe dovuto adottare un calendario lunare per amministrarlo? Raccogliere imposte in anni lunari si rivelò un’operazione particolarmente complessa quando la base imponibile era costituita principalmente dai prodotti della terra, quindi legata al ritmo delle stagioni. Lo stesso valeva per l’Hajj, il pellegrinaggio mondiale dei musulmani a La Mecca, programmato in una data fissa all’inizio del dodicesimo mese dell’anno: a poche decadi di distanza, la logistica non era la stessa, a seconda che le carovane di pellegrini facessero il viaggio in inverno o sotto il caldo sole estivo. Il calendario lunare dell’Islam è quindi un caso unico, non nella storia dei calendari (le “prime nazioni” d’America ne utilizzavano anche), ma nella storia dei grandi imperi e delle religioni mondiali.