(La Vanguardia) Questo metodo, ancora esclusivo per gli atleti, propone sistemi di miglioramento personale che non sono ancora stati ratificati dalle ricerche

Nel mese di gennaio, gli esperti in fitness e gestori di palestre e centri sportivi hanno posto il biohacking come una delle grandi tendenze del benessere per il 2024. Tuttavia, dieci mesi dopo, ci sono ancora pochi centri che offrono di migliorare la biologia personale. La domanda che dovrebbe essere posta è: la previsione è stata sbagliata? La risposta è “dipende”, a seconda di ciò che è considerato biohacking: anche l’uso di un orologio intelligente, il digiuno intermittente o persino la pratica della meditazione sono considerati biohack. Ora, se per biohacking si intende allenarsi con maschere di ipossia come i calciatori del Real Madrid o del Barcelona, sottoporsi a crioterapia (cioè stare per tre minuti in una cabina dove l’aria circola a -195 gradi) o ricorrere a una camera iperbarica, allora la risposta è che questi trattamenti sono ancora patrimonio di celebrità e atleti.

Il biohacking potrebbe diventare il punto di incontro tra intelligenza artificiale e programmi di miglioramento biologico personale, quelli creati da tecnologie che scansionano ogni millimetro del corpo per determinare l’età biologica e suggerire linee guida appropriate. L’intelligenza artificiale è già utilizzata nelle macchine per l’allenamento di resistenza che adattano automaticamente il carico in base al massimo sforzo dell’utente. Ciò significa che si può raggiungere il massimo di un muscolo in soli 30 secondi, che permette di allenare tutto il corpo in 20 minuti.

La domanda è: funziona? Anche qui si trovano posizioni diverse. In generale, una buona parte dei personal trainer ritiene che il cosiddetto biohacking fa soprattutto marketing. La seconda domanda è se le strategie per aumentare le prestazioni biologiche hanno senso in coloro che non sono atleti d’élite. Del resto al giorno d’oggi, sembra che l’intelligenza artificiale debba essere introdotta nei programmi di formazione in qualsiasi modo. Ci si chiede se è possibile ottenere con un biohacking di 21 minuti gli stessi benefici che dopo due ore di allenamento intenso. Certamente il biohacking può aiutare chiunque, indipendentemente dal fatto che sia un atleta d’élite o meno, a migliorare la salute fisica, lo stato mentale e la qualità di vita. Tuttavia, allo stesso modo in cui la dieta paleolitica non è supportata dalle conoscenze scientifiche esistenti, lo stesso accade con buona parte dei postulati del biohacking.