(El Pais) La creazione di carne a partire da cellule staminali può rivoluzionare l’industria alimentare e il nostro rapporto con i prodotti a base di carne
Si va verso la carne coltivata in laboratorio. Questo cambiamento, secondo molti esperti, potrebbe essere inevitabile, destinato a impattare profondamente sia il mercato che il modo in cui concepiamo la produzione alimentare. La prima presentazione pubblica di carne coltivata in laboratorio risale al 2013, quando il biologo olandese Mark Post introdusse un hamburger realizzato interamente da cellule staminali. Questo esperimento pionieristico, costato circa un quarto di milione di euro, segnò l’inizio di una nuova era tecnologica. Nonostante l’elevato costo iniziale, che includeva le spese di ricerca e sviluppo, l’evento stimolò un crescente interesse da parte di startup e ricercatori di tutto il mondo, soprattutto in Europa. Attualmente, diverse aziende situate nei Paesi Bassi, in Spagna, Francia e Repubblica Ceca stanno facendo rapidi progressi nello sviluppo di carne coltivata a partire da cellule staminali di vari animali, tra cui mucche, polli, maiali e anatre. Questo approccio innovativo potrebbe eliminare la necessità di allevare e macellare animali, riducendo drasticamente l’impatto ambientale della produzione di carne. Infatti, allevare bestiame richiede enormi quantità di risorse naturali, come acqua e terra, e genera significative emissioni di gas serra, contribuendo al cambiamento climatico.
Mentre gli Stati Uniti e Singapore hanno già approvato la vendita di carne derivata da cellule staminali, l’Europa rimane cauta, con una serie di normative rigorose che ne ostacolano l’introduzione sul mercato. Nonostante le difficoltà regolamentari, alcuni Paesi stanno iniziando a esplorare le potenzialità della carne coltivata. Un esempio interessante è l’Islanda, dove le condizioni climatiche non sono ideali per l’agricoltura tradizionale e l’allevamento. In queste regioni, la carne di laboratorio potrebbe rappresentare una soluzione sostenibile e redditizia per soddisfare la domanda di prodotti a base di carne, senza dipendere dalle condizioni agricole locali.
Oltre ai carnivori tradizionali, vegetariani e vegani rappresentano un segmento di mercato che potrebbe essere particolarmente attratto dalla carne coltivata. Tuttavia, le loro motivazioni variano. Coloro che hanno scelto di evitare la carne per motivi etici, come il desiderio di evitare la sofferenza animale, potrebbero accettare di buon grado la carne di laboratorio, che non richiede la morte di alcun animale. In effetti, per coltivare questa carne è sufficiente un piccolo campione di tessuto, come un pezzo di pelle, prelevato da un animale senza causargli dolore o danno. Anche i vegetariani che hanno adottato questa dieta per motivi ambientali potrebbero vedere nella carne coltivata una soluzione sostenibile. Allevare bestiame è noto per essere un processo intensivo dal punto di vista delle risorse e dannoso per l’ambiente. Esiste, però, un terzo gruppo di vegetariani, quelli che evitano la carne per motivi di salute. Per loro, la carne coltivata potrebbe non essere altrettanto attraente, soprattutto se non riesce a offrire un profilo nutrizionale significativamente diverso da quello della carne tradizionale. Per ovviare a questo problema, i ricercatori stanno lavorando per sviluppare cellule staminali di grasso, nella speranza di migliorare il gusto e replicare più fedelmente l’esperienza di mangiare carne.