Cibi ultraprocessati: un danno? Non tutti

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(New York Times) Un studio pubblicato sulla rivista “Lancet” ha fatto luce su quali di questi cibi ultraprocessati siano più pericolosi per la salute. Ci sono sorprese

I cibi ultraprocessati sono spesso associati a gravi condizioni di salute come malattie cardiache, diabete di tipo 2, cancro e demenza. Tuttavia, la categoria è ampia e include sia alimenti comunemente percepiti come poco salutari, come bevande zuccherate e snack confezionati, sia prodotti apparentemente sani come cereali integrali, yogurt aromatizzati e latte vegetale. La ricerca, condotta da un team della Harvard School of Public, ha analizzato i dati di oltre 200.000 adulti negli Stati Uniti, raccolti tra gli anni ’80 e ’90, per un periodo di circa 30 anni. I partecipanti hanno risposto a questionari dettagliati sulle loro abitudini alimentari ogni due o quattro anni. Gli studiosi hanno poi correlato il consumo di cibi ultraprocessati con l’incidenza di malattie cardiovascolari, aggiustando i risultati per altri fattori di rischio come il fumo, l’esercizio fisico e la storia familiare di malattie.

I risultati hanno mostrato che le persone che consumavano maggiori quantità di cibi ultraprocessati avevano un rischio aumentato dell’11% di sviluppare malattie cardiovascolari e del 16% di sviluppare malattie coronariche rispetto a chi ne consumava meno. Anche il rischio di ictus risultava leggermente superiore, anche se non in modo statisticamente significativo. Niyati Parekh, professore di nutrizione alla New York University, ha riconosciuto alcune limitazioni, tipiche delle ricerche nutrizionali, come la difficoltà di determinare esattamente il livello di lavorazione degli alimenti dai questionari e il cambiamento delle formulazioni di alcuni prodotti nel corso degli anni. Uno degli aspetti più interessanti dello studio è stato l’esame delle singole categorie di cibi ultraprocessati. Tra le dieci categorie analizzate, due si sono distinte per il loro impatto negativo sulla salute: le bevande zuccherate e le carni trasformate, tra cui bacon, hot dog e prodotti ittici impanati. Escludendo queste due categorie, il rischio associato al consumo di cibi ultraprocessati si riduceva significativamente.

D’altra parte, alcuni cibi ultraprocessati sembravano essere meno dannosi, o addirittura associati a un rischio ridotto di malattie cardiovascolari. Tra questi figuravano cereali per la colazione, yogurt aromatizzati e snack salati come popcorn confezionati e cracker. Ciò potrebbe dipendere dal loro contenuto nutrizionale. Ad esempio, mentre le carni trasformate sono ricche di sodio e grassi saturi, alimenti come cereali integrali e pane ultraprocessato possono fornire nutrienti importanti come fibre, vitamine e minerali. Le differenze tra i cibi ultraprocessati “buoni” e “cattivi” potrebbero risiedere nel modo in cui vengono lavorati e nei nutrienti che contengono. Mendoza ha paragonato la comprensione scientifica attuale dei cibi ultraprocessati a quella dei grassi decenni fa: ci volle tempo per distinguere tra grassi “buoni” e “cattivi”, e la stessa chiarezza potrebbe richiedere tempo anche per gli alimenti ultraprocessati. Un punto su cui gli esperti concordano è l’importanza di consumare principalmente alimenti non trasformati o minimamente trasformati, come frutta, verdura, legumi, noci e cereali integrali. Inoltre, le carni lavorate e le bevande zuccherate sono costantemente associate a esiti di salute negativi, per cui ridurle o eliminarle dalla dieta dovrebbe essere una priorità.