(Le Point) Nate da un’idea audace negli anni ’70, le Brompton continuano a conquistare i cittadini di tutto il mondo

Davanti alle stazioni londinesi come King’s Cross, queste biciclette, riconoscibili per le loro piccole ruote e la capacità di piegarsi in venti secondi, sono diventate emblematiche. Il loro aspetto insolito, talvolta scambiato per una sedia a rotelle, nasconde un design ingegnoso che permette agli utenti di trasportarle facilmente nei mezzi pubblici, offrendo una mobilità urbana senza pari. La storia di Brompton inizia nella camera da studente di ingegneria Andrew Ritchie, che, dopo essere rimasto deluso dalle biciclette pieghevoli esistenti, decide di creare un modello più pratico.

Dopo aver brevettato la sua invenzione nel 1976, si scontra inizialmente con l’indifferenza dell’industria, in particolare del marchio Raleigh. Tuttavia, la perseveranza di Ritchie e il sostegno di una piccola comunità di preordini hanno permesso di lanciare i primi modelli, segnando l’inizio di un’avventura industriale. La vera espansione è avvenuta all’inizio degli anni 2000, sotto la direzione di Will Butler-Adams, un giovane ingegnere visionario che si è unito all’azienda nel 2002. In pochi anni, Butler-Adams ha trasformato Brompton, portandola da una piccola impresa artigianale a un marchio mondiale con una produzione annua di 92.000 biciclette nel 2023, contro solo 5.000 all’inizio degli anni 2000. Anche il fatturato è esploso, raggiungendo i 151 milioni di euro.

I fan di Brompton, riuniti in club in tutto il mondo, coltivano un vero e proprio culto per queste biciclette. Sono orgogliosi del loro design distintivo e della loro praticità, nonostante un prezzo elevato che le rende un prodotto di lusso. Il modello base costa circa 1.200 euro, mentre le versioni di fascia alta in titanio o elettriche possono arrivare a 5.500 euro. Tuttavia, gli appassionati ritengono che la durata e la qualità giustifichino questo investimento. Brompton rimane saldamente radicata a Londra, dove tutte le sue biciclette sono fabbricate. L’azienda si rifiuta di delocalizzare la produzione in Asia, preferendo mantenere un controllo rigoroso sulla qualità e preservare le competenze locali. Butler-Adams vede oltre la semplice vendita di biciclette, aspirando a promuovere uno stile di vita urbano più libero e più felice.

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