Gli uffici “aperti” possono creare problemi di salute e produttività. Ma le intuizioni delle comunità di designer sordi e autistici potrebbero migliorare la situazione (Scientific American)

Nel 1967, la compagnia chimica DuPont ha ristrutturato un piano di un edificio per uffici nel Delaware, creando un ampio spazio con partizioni basse. In un angolo, hanno allestito un salotto con poltrone e tavolini di Eero Saarinen. Questa fu la prima importante adozione aziendale del concetto di “ufficio open space” negli Stati Uniti, seguendo le nuove idee di designer architettonici tedeschi. L’ufficio open space da allora si è diffuso ampiamente. Entro il 2020, due terzi dei lavoratori “colletti bianchi” negli Stati Uniti lavoravano in uno spazio del genere. Ma la maggior parte delle persone avrebbe preferito non farlo. Gli svantaggi degli uffici open space sono stati evidenti sin dal primo sondaggio del 1970 che li confrontava con altri design di uffici. Gli intervistati — 358 dipendenti di 18 aziende — lamentavano rumore, distrazioni e mancanza di privacy. Fatta eccezione per alcuni particolari, il sondaggio avrebbe potuto essere scritto nel 2020. Infatti, decine di sondaggi recenti hanno ripetuto queste scoperte. Ora è ben stabilito che gli uffici open space non riescono a raggiungere uno dei loro principali obiettivi dichiarati: aumentare la collaborazione. Al contrario, portano i lavoratori a isolarsi maggiormente. Questo layout potrebbe anche aumentare il sessismo e i problemi di salute in ufficio. Ora i progettisti stanno ripensando non tanto all’idea dell’ufficio open space quanto alla sua esecuzione. In particolare, stanno facendo di più per accogliere una diversità di stili lavorativi. Questa tendenza si sovrappone a un movimento verso un design inclusivo, che cerca di sostenere persone con difficoltà uditive o autismo, così come altre persone che hanno problemi con gli uffici convenzionali.

Tra tutti i risultati degli studi di psicologia dell’ufficio nel corso dei decenni, due spiccano. Il primo è che l’ufficio open space rende effettivamente molto più difficile per le persone collaborare. Nel 1984, il Buffalo Organization for Social and Technological Innovation ha riferito sul suo sondaggio di circa 6.000 lavoratori in circa 70 siti. I rispondenti degli uffici open space hanno detto che si trattenevano dal parlare tra loro per non disturbare i vicini o affrontare argomenti confidenziali in pubblico. Il secondo risultato è che fattori come la funzione lavorativa e il genere influenzano quanto le persone siano felici o infelici con un ufficio open space. Nei primi sondaggi, ad esempio, i lavoratori d’ufficio hanno detto di essere più felici con un ufficio open space: dava loro qualcuno con cui parlare mentre archiviavano documenti o trascrivevano memo. In Inghilterra hanno scoperto che le donne sentivano che il nuovo design le metteva in mostra e hanno risposto vestendosi meglio. Alcune hanno trovato le aspettative opprimenti e hanno detto ai ricercatori di sentirsi osservate e giudicate.

Una tendenza di design diventata popolare nei primi anni ’90 è l’ufficio non territoriale, in cui i lavoratori non hanno uno spazio assegnato. Alcune aziende hanno introdotto un sistema di “hoteling”, in cui i lavoratori possono prenotare un ufficio o una scrivania per un periodo stabilito. Altre hanno iniziato il “hot desking”, dove i lavoratori devono contendersi i posti come i bambini nella mensa di una scuola. L’ufficio non territoriale sembra essere preferito rispetto agli uffici aperti tradizionali, e in alcuni casi, sembra addirittura migliore dell’ufficio “privato”. I lavoratori in uffici non territoriali rinunciano alla personalizzazione, ma guadagnano in controllo, possono unirsi a un tavolo comune quando devono condividere idee e ritirarsi in un angolo quando devono concentrarsi.

Gli architetti e i designer stanno iniziando a capire che una dimensione dell’ufficio non si adatta a tutti. Dal 1990 hanno strutturato gli uffici come un lavoro di “quartieri”, personalizzando gli spazi di lavoro per reparto aziendale. I contabili potrebbero avere un mix convenzionale di postazioni di lavoro e sale riunioni, mentre il personale di marketing è tutto divani e lavagne: una soluzione molto più su misura. Bisogna poi prestare attenzione alla variazione umana naturale che significa studiare layout per sordi, neurodiversi e disabili. Rumore, luci che provocano mal di testa e caos visivo sono preoccupanti per persone sorde e autistiche. Le persone neurotipiche possono trovare più semplice adattarsi piuttosto che lamentarsi, ma le persone sorde e autistiche sono più vicine al loro limite di tolleranza, una categoria di lavoratori che preferisce un layout aperto perché offre loro una visuale delle altre persone utile per l’utilizzo della la lingua dei segni. Ridurre le distrazioni visive e il rumore acustico aiuta sia le persone autistiche che quelle che usano apparecchi acustici. Così come aggiungere spazi di ritiro lungo i corridoi permette alle persone autistiche di prendersi una pausa e alle persone sorde di uscire dal flusso del “traffico” per una conversazione con i segni.

Lascia un commento