(Les Echos) Lanciatodalla Royal Caribbean, il più grande transatlantico del mondo risponde ai desideri di una clientela prevalentemente nordamericana che si compra il diritto di vantarsi

Con i suoi 365 metri di lunghezza e i suoi 16 ponti, fino a 7.600 clienti e 2.350 membri dell’equipaggio la “Icon of the Seas” è il transatlantico, costruito in Finlandia, più grande del mondo. Solo una manciata di metri più grande del suo predecessore, ma poco importa: navigare sull’« Icon of the Seas » significa edonisticamente “comprare il diritto di vantarsi”. Con l’80% di clienti nordamericani, il prodotto è pensato per chi ama la performance e il grande spettacolo, lo specchio di un’America consumista. Dal parco acquatico all’onda artificiale per il surf, passando per la parete d’arrampicata o la pista da jogging (ci vogliono sette giri e mezzo per completare 5 chilometri); dalle sale di spettacolo degne di Broadway alla passeggiata alberata fiancheggiata da negozi (pomposamente chiamata «Central Park») passando per la calma lussuosa della spa e le sale a luci soffuse dei ristoranti su prenotazione: l’obiettivo è creare l’effetto “wow”, riflettere l’abbondanza e al contempo parlare a ciascuno. Per molti consumatori in cerca di esperienze, la crociera è diventata una tappa obbligata nel bingo delle vacanze. L’immagine dei migliaia di turisti intrappolati dal coronavirus sul loro hotel galleggiante al largo delle coste della Florida o del Giappone nella primavera del 2020 si è ormai dissolta, lasciando spazio a un’industria più fiorente che mai, almeno negli Stati Uniti.

Con l’“Icon of the Seas” e i suoi colori instagrammabili, il crocierista sancisce persino un cambiamento generazionale. Più di un passeggero su due è un millennial (nato negli anni ’80 e all’inizio degli anni ’90) o più. Dopo sette giorni di navigazione tra buffet e piscine con scivoli, non tutti comunque ripeteranno l’esperienza: bisogna alzarsi presto per le escursioni mentre i bambini vogliono stare alzati fino a tardi la sera. E sulle isole, bisogna partire subito, mentre si vorrebbe restare…

La chiave del modello Royal Caribbean, come dei suoi concorrenti Carnival o Norwegian, è allo stesso tempo il rinnovo e la fidelizzazione, l’ingresso in una comunità di cui si apprendono progressivamente i codici, prima sui forum di recensioni e poi nella pratica. Il cuore del modello economico sono queste campagne di richiamo, che piantano il seme del viaggio nella mente degli indecisi e svuotano i portafogli dei già conquistati: dal pacchetto bevande ai trattamenti spa, questi piccoli extra che i clienti scelgono o meno di concedersi aumentano i margini del gruppo. Su un mercato delle vacanze da 1.900 miliardi di dollari e in rapida crescita, le crociere rappresentano solo 65 miliardi di dollari. Per aumentare le sue quote di mercato, il gruppo è in competizione con i suoi concorrenti nel settore crocieristico, ma punta anche a conquistare i turisti che trascorrono le vacanze a terra, nei grandi complessi alberghieri di Orlando (Florida) o Las Vegas (Nevada). Con isole vicine alla saturazione e scali che respingono queste navi giganti, i crocieristi hanno trovato una soluzione: privatizzare piccoli isolotti dove i clienti passeranno una giornata in spiaggia come in un hotel.