E Mosca riscopre il baratto

(Financial Times) La Russia testa il sistema di baratto per superare le sanzioni: cresce il ricorso a scambi senza contante.

 A causa delle sanzioni occidentali, la Russia sta sperimentando il baratto per continuare a commerciare con l’estero. Con molte banche internazionali che hanno cessato di fare affari con controparti russe per evitare possibili sanzioni secondarie, il Cremlino ha incentivato il ritorno a un sistema di scambio diretto. Questa soluzione ricorda i metodi usati ai tempi dell’Unione Sovietica, quando Mosca barattava vodka o navi militari per beni importati.

Alcune aziende russe hanno già concluso accordi significativi, come Astarta Agrotrading, che ha stretto un’intesa con società pakistane per scambiare ceci e lenticchie con mandarini e patate. Anche il dipartimento doganale di Ekaterinburg ha siglato un accordo con una compagnia cinese per importare elettrodomestici e materiali edilizi in cambio di semi di lino. Questi accordi evitano i ritardi e i rifiuti delle banche per i trasferimenti internazionali, offrendo un’alternativa pratica alla mancanza di valuta estera. Il ricorso al baratto, sebbene allettante per molti piccoli imprenditori, presenta alcuni svantaggi. Le imprese che esportano prodotti agricoli lamentano l’incremento dei costi di produzione e le difficoltà legate alla fiducia: c’è il timore che gli importatori non rispettino gli accordi una volta ricevuta la merce. Alcuni analisti dubitano che il baratto possa risolvere del tutto i problemi economici del Paese; anche il presidente dell’Unione dei Grani russa ha espresso scetticismo, affermando che le aziende preferirebbero essere pagate in contanti anziché in merci.

Gli Stati Uniti hanno osservato con attenzione l’adozione di questo sistema, avvertendo la Cina dei rischi economici di un ulteriore avvicinamento alla Russia, poiché potrebbe isolarsi dai maggiori consumatori globali. Tuttavia, il Cremlino sembra disposto a tollerare eventuali perdite fiscali derivanti da manovre come la manipolazione del valore delle merci, pur di mantenere il mercato interno fornito.