(Abc) La colonia britannica scarica in un’area protetta dell’Unione Europea, ogni giorno e senza controllo, acque fecali e rifiuti che inquinano uno spazio marino di conservazione speciale.
Il 10 settembre, giorno in cui la colonia britannica celebra la Festa Nazionale re Carlo III d’Inghilterra ha detto: “Gibilterra si trova in un luogo di cruciale importanza per la migrazione delle specie e mi congratulo con tutti per gli sforzi a favore della conservazione della natura e delle soluzioni basate su di essa. Il lavoro di Gibilterra in queste aree, proteggendo oltre il 30% del territorio con riserve naturali marine e terrestri, sviluppando strategie sui cambiamenti climatici e sui viaggi e con iniziative come la conversione di parcheggi in parchi verdi, serve da esempio eccellente per il resto”. Un’ode alla politica ambientale quanto mai lontana dalla realtà. Gibilterra continua a praticare pratiche molto dannose per l’ambiente. Uno dei più clamorosi è che non ha mai trattato le sue fecali o acque reflue, che si riversa direttamente in mare in acque che sia il Regno Unito che la Roccia rivendicano di essere britanniche ma la cui sovranità è rivendicata dalla Spagna in base al Trattato di Utrecht del 1713, secondo il quale, la Spagna ha ceduto alla corona britannica la città e il castello di Gibilterra con il suo porto, le difese e le fortezze, ma non le acque che lo circondano o l’istmo che lo separa dalla “Línea de la Concepción”, alcune terre che dovevano essere territorio neutrale ma di cui ha si appropriò del Ministero della Difesa britannico costruendo un aeroporto nel 1949 che è gestito commercialmente dal governo di Gibilterra.
In questi giorni alcune immagini diffuse da VerdemarEcologistas en Acción sono diventate virali in cui questi scarichi e attrezzi da pesca bloccati con salviette, impacchi e altri rifiuti provenienti da Gibilterra possono essere visti nelle acque circostanti. Gli ambientalisti, una delle poche voci belligeranti con la politica ambientale di Gibilterra, denunciano anche che questi scarichi finiscono in acque classificate come Area speciale di conservazione dello Stretto orientale protetta dall’Unione europea. Si tratta di un’area marina protetta situata nella zona orientale dello Stretto di Gibilterra, unico collegamento naturale tra il Mediterraneo e l’Atlantico e le cui acque custodiscono una grande ricchezza biologica con specie sia mediterranee che atlantiche, che si distingue per la sua importanza come corridoio migratorio per numerose specie di interesse. Tra gli habitat naturali di interesse comunitario in questo luogo vi sono banchi di sabbia permanentemente coperti da acque marine poco profonde, barriere coralline, strutture sottomarine causate da emissioni di gas e specie di interesse comunitario come il delfino tursiope, la tartaruga caretta caretta) e la focena comune.
Dal 19° secolo Gibilterra ha avuto un sistema duale che persiste ancora. Per il consumo umano, utilizzano acqua di mare precedentemente desalinizzata in impianti a osmosi inversa che la convertono in acqua potabile. Pertanto, l’acqua raccolta dal mare viene pompata in serbatoi e quindi fornita alla popolazione attraverso una rete specifica. L’acqua desalinizzata viene utilizzata contro gli incendi, per la pulizia e il lavaggio delle strade e per i servizi igienici nelle case, nei luoghi di lavoro e nei locali commerciali, che rappresentano la metà del consumo di acqua nella colonia. Anche se i cittadini di Gibilterra hanno contatori per l’acqua potabile e pagano per questo, lo stesso non accade con l’acqua salmastra, che è gratuita per il consumatore. Tutte le acque reflue vanno direttamente in mare senza alcun trattamento. Gibilterra parla di costruire una stazione per purificare le acque reflue e intanto continua con la sua politica di fatto compiuto e a guadagnare terra al mare sulle acque spagnole con riempitivi per crescere in superficie e costruire megaprogetti di pianificazione urbana utilizzando l’estrazione di pietre da una cava di Malaga che la Roccia utilizzerà per costruire uno di questi macro-progetti.