(Abc) Specialisti di varie discipline spiegano le cause e le possibili soluzioni per fermare l’infortunio più temuto dai giocatori, che solo nell’ultimo mese ha colpito Carvajal, Rodri e Ter Stegen
Il giorno prima di affrontare il debutto nel nuovo formato della Champions League, Rodri Hernández ha colto l’occasione per lanciare un messaggio forte contro il carico di partite a cui sono esposti i calciatori d’élite. Un proclama a metà strada tra la minaccia e il S.O.S.: “Chiedi a qualsiasi giocatore e ti dirà la stessa cosa. Se continua così, non avremo altra scelta se non quella di scioperare. E’ qualcosa di cui siamo preoccupati. Qualcuno deve prendersi cura di noi, perché siamo i protagonisti di questo sport, o business, o come volete chiamarlo. Non si tratta solo di soldi o marketing, è anche la qualità dello spettacolo.” Nemmeno una settimana di quelle parole era passata quando il centrocampista internazionale del Manchester City si è rotto il legamento crociato del ginocchio destro. È successo quasi nello stesso momento in cui Ter Stegen ha subito una rottura completa del tendine rotuleo di quello stesso ginocchio. E alcuni giorni prima Dani Carvajal era dolorante sull’erba del Santiago Bernabéu dopo aver rotto il legamento crociato anteriore, il legamento collaterale esterno e il tendine popliteo, anche della gamba destra. Tre calciatori di livello mondiale fuori gioco per il resto del corso. Cosa succede alle ginocchia dei calciatori?
Le lesioni ai legamenti sono sempre state l’incubo dei giocatori, ma ora c’è la percezione che stiano capitando sempre di più. È davvero così? La salute dei principali attori di questo sport viene curata? Si potrebbero ridurre al minimo i rischi? Nelle ultime due stagioni ci sono stati quasi il doppio di strappi ai legamenti nel campionato spagnolo rispetto alle precedenti tre. Solo da gennaio dello scorso anno, 24 i casi registrati. I ricercatori del Dipartimento di Fisioterapia della Facoltà di Scienze della Salute dell’Università di Malaga hanno condotto uno studio che ha identificato una media di undici rotture del legamento crociato anteriore a stagione nella Prima divisione spagnola, il che significa che ogni due stagioni qualsiasi squadra sarebbe stata colpita almeno una volta da questo tipo di infortunio. La sua ricerca mostra diversi modelli, come ad esempio che c’è un rischio maggiore di subire questo tipo di lesioni nelle partite che in allenamento (68 volte superiore), che il meccanismo di lesione predominante è il non contatto (56%) e che il tempo medio di riposo è stato di 218 giorni, con la più alta incidenza nei mesi di settembre-ottobre e marzo-aprile. Lo studio rivela anche che la posizione del portiere è la meno colpita, nonostante casi noti come quelli di Víctor Valdés, Thibaut Courtois e lo stesso Ter Stegen.
Gli esperti dicono che le lesioni al ginocchio non proliferano solo nell’élite. Al contrario, è nel calcio amatoriale e di base che la sua ricorrenza sale alle stelle. Può essere attribuito a un cambiamento negli stili di vita e nelle abitudini fisiche. Decenni fa, i bambini trascorrevano ore a giocare in strada, oltre a tempo per l’educazione fisica e la formazione nei club. Ora il tempo libero e la configurazione delle città sono cambiati. Non solo. C’è anche un deficit nella qualità e nella progettazione delle sessioni di allenamento nel calcio formativo con squilibri muscolari nei bambini, con quadricipiti posteriori della coscia molto forti e molto indeboliti, il cocktail perfetto per subire lesioni al ginocchio in futuro. E c’è un ultimo fattore: la scarsa scelta delle scarpe sportive. Nell’élite, i giocatori hanno tutti i mezzi ed è difficile per loro avere materiale inadeguato. Ma per il resto è fondamentale non commettere errori: ci sono modelli che non sono adatti perché generano più trazione sul terreno, rendono difficili le curve e i cambi di direzione e nelle muscolature meno sviluppate sono fatali. Dal punto di vista medico, ci sono tre aspetti molto urgenti: in primo luogo, il ritorno alla protezione fornita dalla formazione strutturata, con buone pre-stagioni. In secondo luogo, il numero di minuti per i giocatori dovrebbe essere ridotto, perché è impossibile uscire indenni dopo dieci anni giocando settanta partite. E infine, che il calendario sia riformato e che i tempi di recupero per gli infortuni raccomandati dalla divisione medica FIFA siano rispettati, cosa che di solito non viene fatta. La fisioterapia deve essere presente fin dall’inizio. E anche psicologia. Non tutti sanno come gestire un infortunio, specialmente gli atleti che non hanno attraversato quel processo. Una volta iniziata la riabilitazione, tutto è finalizzato a quel programmato equilibrio di rafforzamento muscolare, per evitare eventuali sequele che poi impediscono un normale movimento della flessione e dell’estensione del ginocchio. E va sostenuto a livello mentale, perché per i calciatori è come passare attraverso una depressione.