(Figaro Magazine) I primi copricapi risalgono al Neolitico (circa 10.000 anni fa) e da allora la testa ha avuto diverse “coperture” sino ad arrivare ai cappellini da baseball
I primi cappelli della storia risalgono a epoche molto antiche. Gli archeologi hanno trovato tracce dell’uso di copricapi già nel Neolitico, circa 10.000 anni fa. Tuttavia, i cappelli come li intendiamo oggi iniziarono a diffondersi nell’antichità. Nell’Antico Egitto, circa 3.000 anni fa, sia uomini che donne indossavano copricapi, ma questi erano spesso simboli di status e religiosità. Un esempio famoso è il nemes, la fascia di tessuto indossata dai faraoni. Nell’Antica Grecia, circa 2.500 anni fa, invece esisteva il pilos, un copricapo semplice a forma conica o cilindrica, spesso fatto di feltro. Così come nell’Antica Roma esisteva il petasus, un cappello a tesa larga usato soprattutto dai viaggiatori e dai lavoratori. Poi durante il Medioevo, i cappelli divennero più comuni e vari. I copricapi erano spesso utilizzati per indicare lo status sociale.
Arrivando al secolo scorso guardate le foto di prima della Seconda Guerra Mondiale, tutti gli uomini avevano il capo coperto. I cappelli ci proteggevano da secoli dal sole e dalla pioggia. Non si usciva mai senza. Servivano anche come un marcatore sociale, da cui l’espressione “portare il cappello”. Chi portava un cappello occupava un rango più alto rispetto a chi si accontentava di un berretto o di una coppola. Senza parlare del cilindro, riservato alle persone di alto rango. Alla fine del XIX secolo, se ne vendevano ogni anno 2 milioni a Parigi e 7 milioni in provincia. La corporazione dei cappellai era ben consolidata. C’erano tante botteghe di cappelli allora quante ce ne sono oggi di negozi di abbigliamento. Poi, dopo la Seconda Guerra Mondiale, gli uomini si sono liberati del copricapo. Per la prima volta dopo millenni, senza preavviso, sono usciti a capo scoperto. Perché? Mistero! L’uomo si liberava di una tradizione ancestrale. Un vero salto nel vuoto. La prima spiegazione che viene in mente sono le automobili. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, le automobili si diffondono e, per guadagnare in aerodinamica, si abbassano in altezza. La DS, ad esempio, perde 25 centimetri sotto il soffitto rispetto al suo antenato prebellico, la Citroën C4. Venticinque centimetri in meno, significa la fine del Borsalino al volante. Questo permette di capire perché il cappello è sopravvissuto più a lungo negli Stati Uniti rispetto a noi. Le auto americane sono rimaste abbastanza alte fino alla metà degli anni ’60. La Chevrolet Bel Air, che si vede in tutti i film hollywoodiani degli anni ’50, era 17 centimetri più alta della DS, il conducente poteva tenere il cappello senza problemi.
Ma non è l’unica ragione. Ce n’è almeno un’altra: i capelli. Gli uomini non se li lavavano così spesso come oggi. Non solo i loro capelli erano grassi, ma usavano la brillantina per pettinarli e via, nascondevano tutto sotto un cappello. A quel tempo, gli uomini non avevano davvero una pettinatura. Li tenevano corti, con la riga di lato. È quando l’uso dello shampoo ha cominciato a diffondersi che sono comparsi tipi come James Dean o Elvis Presley, con vere pettinature. Riuscite a immaginare James Dean o Elvis Presley con un cappello? Avrebbero avuto molto meno fascino. È questo che ha liberato gli uomini e provocato la scomparsa dei cappellai!. Quando finalmente si hanno i capelli puliti e una bella acconciatura, non c’è più bisogno di un cappello…