Banksy all’assalto dell’establishment

Il grande street artist britannico continua a produrre opere dissacranti anche se non più solo con carica politica. E questa svolta fa discutere (Financial Times)

Banksy, il più celebre street artist britannico, continua a usare le sue opere per sfidare l’establishment, anche se la sua crescente notorietà rischia di minacciare l’essenza stessa delle sue creazioni. Negli ultimi giorni, l’artista ha realizzato una serie di nove dipinti raffiguranti animali sparsi per Londra. Tuttavia, queste opere hanno generato reazioni inaspettate: un lupo ululante dipinto su una vecchia parabola satellitare è stato rubato, un rinoceronte che sembra montare su un’auto abbandonata è stato vandalizzato da un altro graffitista, e l’auto stessa è scomparsa. Solo l’opera situata all’ingresso dello zoo di Londra, raffigurante un gorilla che solleva una parte della recinzione per liberare un leone marino e alcuni uccelli, sembra destinata a durare. Questa serie di animali ha lasciato perplessi gli osservatori di Banksy, poiché sembra mancare della consueta carica politica delle sue opere. Nonostante Banksy abbia elevato la street art a un livello di successo commerciale senza precedenti, con opere che raggiungono cifre da capogiro nelle aste, egli continua a usare la sua arte per pungolare l’establishment. L’artista rimane fedele alle tattiche guerriglia del graffiti, agendo in segreto e colpendo senza preavviso, sia nelle città brulicanti che nelle zone di guerra più desolate.

Un esempio notevole è stata la sua incursione in Ucraina nel 2022, quando le sue iconiche opere stencillate sono apparse improvvisamente su rovine e attrezzature militari nel centro di Kyiv e in piccoli villaggi. Il mistero che avvolge la sua identità è parte integrante del mito di Banksy. Da oltre tre decenni, coloro che collaborano con lui hanno mantenuto un rigido silenzio, nonostante le offerte allettanti della stampa. Tuttavia, col tempo sono trapelati alcuni dettagli, e oggi si ritiene, senza conferme ufficiali da parte dell’artista, che Banksy sia Robin Gunningham, nato a Bristol nel 1973 da una famiglia di classe media e che abbia frequentato una scuola privata prima di abbandonare gli studi a 16 anni. Negli anni ’70 e ’80, Bristol vantava una vivace scena graffiti, soprattutto nelle aree più difficili della città. Tuttavia, nel 1989, un’operazione di polizia portò all’arresto di oltre 70 artisti, spingendo il giovane Banksy, che stava muovendo i primi passi nel mondo del graffiti, a operare nell’anonimato. In un’intervista, ha affermato che, mentre altri artisti si concentravano su forma e colore, la sua preoccupazione principale era il “tempo di risposta della polizia”. Iniziò a usare il tag “Robin Banks”, poi evolutosi nel celebre Banksy. Prima di trasferirsi a Londra negli anni ’90, Banksy aveva già sviluppato il suo caratteristico uso degli stencil, disprezzato da alcuni dei suoi coetanei, e la sua combinazione unica di leggerezza e serietà.

Uno dei primi murales di rilievo, “The mild, mild west” del 1999, raffigurante un orso di peluche che lancia una molotov contro poliziotti, anticipa immagini celebri come il “Flower Bomber”, un rivoltoso mascherato che lancia un mazzo di fiori, creato sul muro di separazione della Cisgiordania. L’uso di narrazione e commentario sociopolitico distingue Banksy dalla tradizione del graffiti, che è per lo più calligrafica. Tra le influenze più rilevanti c’è Blek Le Rat, street artist francese che usa gli stencil per creare caricature politiche vivaci, e il cui lavoro sui ratti astuti e caratteristici ha ispirato Banksy. Quello che davvero distingue Banksy è il suo genio nell’ideare trovate ingegnose. Alcune sono astute mosse di marketing, come la sua prima mostra londinese “Turf War”, che includeva animali da fattoria dipinti, mentre altre, come la collocazione di una figura a grandezza naturale di un prigioniero di Guantánamo a Disneyland, sono proteste politiche. Molte delle sue azioni sono mirate a ridicolizzare le idiozie del mercato dell’arte e del pubblico. Ha appeso sue opere nei grandi musei del mondo senza essere notato per giorni, e nel 2014, a New York, un modesto stand a Central Park vendeva originali di Banksy per 60 dollari l’uno, senza che quasi nessuno li acquistasse.

Tra le sue creazioni più concrete c’è Dismaland, un parco a tema distopico a grandezza naturale, eretto nel 2015 pensato per mettere in luce i mali del capitalismo. Due anni dopo, Banksy ha aperto il Walled Off Hotel a Betlemme, a pochi metri dal muro di separazione tra Israele e Palestina, su cui aveva già creato diverse opere usando effetti di trompe l’oeil per “aprire” la barriera di cemento. L’hotel, purtroppo chiuso temporaneamente, è un’esplosione di battute visive e giochi di parole, e Banksy non fa mistero delle sue opinioni politiche.

Forse la trovata più famosa di Banksy è stata quella avvenuta alla Sotheby’s di Londra nel 2018, quando il suo dipinto “Girl with Balloon” del 2006 — l’immagine della ragazza con il palloncino rosso, eletta in passato l’opera più amata dalla nazione — si è autodistrutto pochi istanti dopo essere stato battuto all’asta per 1,1 milioni di sterline. Anche se l’azione era una chiara critica ai successi assurdi delle aste — Banksy aveva precedentemente dipinto una grande tela di una sala d’aste con la didascalia “Non posso credere che voi idioti compriate davvero questa merda” — ci fu un colpo di scena. O forse faceva parte del piano originale? Il dipinto triturato, stabilizzato e ribattezzato “Love is in the Bin”, è stato rimesso sul mercato nel 2021, venduto per la cifra sorprendente di 18,6 milioni di sterline. Nonostante le sue proteste anti-establishment, il mercato continua ad adorare Banksy.