Dubai, un’economia steroidea

Dubai, spesso percepita come un sogno o un mito, si basa sull’artificio a ogni livello del suo sviluppo e del mantenimento, con il 90% della popolazione composta da espatriati (Les Echos)

Questa città è una costruzione artificiale, dove ogni elemento è progettato per impressionare e attrarre, ma che presenta anche profonde contraddizioni. Le promesse di Dubai sono tanto effimere quanto alcune delle sue attrazioni. Progetti immobiliari come “The Heart of Europe” testimoniano questa artificialità, offrendo esperienze che imitano l’Europa, ma senza autenticità. Yachts di lusso dotati di casinò sono pronti a eludere le leggi locali migrando verso acque internazionali per permettere il gioco d’azzardo, non consentito dalla legge islamica emiratina. Il settore immobiliare è dominato dalla rapidità e dall’illusione. Gli investitori sono attratti da promesse di rendimenti rapidi, senza richiedere garanzie finanziarie. I progetti venduti come “sostenibili” offrono alti ritorni sugli investimenti e ricompense come auto elettriche, rafforzando l’immagine di uno sviluppo verde, anche se ciò non sempre riflette la realtà.

Dubai è un set Instagrammabile all’infinito, dove attrazioni come le fontane del Burj Khalifa attirano migliaia di spettatori ogni giorno. Tuttavia, questi spettacoli richiedono risorse considerevoli, come tonnellate di sabbia importate dall’Australia e litri d’acqua in una regione che ne è cronicamente carente. I centri commerciali di Dubai, eccessivamente climatizzati, permettono persino di godere degli sport invernali nonostante le alte temperature esterne. Queste esperienze vengono vendute già durante i voli Emirates, dove ogni passeggero è trattato come un futuro consumatore. La logica di marketing onnipresente a Dubai spinge a un consumo eccessivo, spesso inutile. La protezione dei diritti dei consumatori è una priorità per l’emirato, con uffici di polizia collegati per facilitare i reclami. Dubai è descritta come una città dell’istantaneità e dell’effimero, dove tutto è orientato verso il piacere immediato. Nonostante le promesse di sostenibilità, la città è in realtà orientata verso il passato. Gli enormi consumi di acqua e i progetti di sviluppo sostenibile, come la centrale solare Al Maktoum, mostrano un tentativo di posizionarsi nell’agenda climatica globale, continuando però a sfruttare le risorse fossili. Dubai non è un miraggio verde, ma una realtà beige, riflettendo una strategia simile a quella delle compagnie petrolifere. Dubai investe nelle tecnologie pulite principalmente per ridurre il proprio consumo di gas e petrolio, al fine di venderli all’estero.

Nonostante gli aspetti negativi, molti espatriati apprezzano il senso di sicurezza a Dubai che è una macchina dei sogni ben oliata, dove l’economia si basa sull’illusione. La città offre una qualità della vita in cambio della soppressione degli ideali democratici. Gli abitanti sono investiti in questa economia dell’illusione, sia finanziariamente che spiritualmente. Dietro il lusso, il vecchio Dubai, come il quartiere di Deira, è abitato da lavoratori prevalentemente indiani, pakistani o bangladesi. Formano la base della popolazione maschile dell’emirato, lavorando in lavori poco qualificati e vivendo in condizioni modeste. La città racconta una storia diversa a ogni gruppo di suoi abitanti, creando una scala dell’illusione dove ognuno ha il proprio posto.