I ricercatori di acustica esplorano la ricchezza del suolo registrando suoni impercettibili sulla superficie (Guardian)
In una giornata primaverile alla Rothamsted Research, un’organizzazione di ricerca agricola nell’Hertfordshire (una contea dell’Inghilterra situata a nord di Londra), le allodole e la vicina autostrada fanno a gara per farsi ascoltare. Ma sono i suoni della terra ad attirare tutta l’attenzione. Più della metà delle specie del pianeta vive nel sottosuolo e stiamo appena iniziando a prestare attenzione ai suoni che producono. Le larve di coleottero, millepiedi, millepiedi e onischi hanno ciascuno la propria firma sonora, che i ricercatori stanno cercando di decifrare. Il suono del lombrico consiste in un caratteristico suono raschiante e stridulo. Quello delle formiche somiglia allo sciabordio rasserenante della pioggia. La talpa che scava una galleria emette un suono simile a quello di un giocattolo cigolante masticato da un cane. In un campo diviso in zone di prova, Carlos Abrahams, ecoacustico della Baker Consultants, conficca nel terreno un sensore lungo quanto un ferro da calza. Con le cuffie ascolta la “foresta pluviale dei poveri”: un paesaggio oscuro di grotte in miniatura, tunnel e materia in decomposizione che ribolle sotto i nostri piedi.
Abrahams sta costruendo librerie di suoni sotterranei con un team di scienziati dell’Università di Warwick. Il terreno produce rumori diversi a seconda della stagione, se è giorno o notte e anche a seconda dell’ora del giorno. I suoni sono più ricchi nel pomeriggio, quando il terreno si è riscaldato. Il suolo è un vero mistero: è come aprire una porta e vedere cosa succede sottoterra. È un modo diverso di esplorare il mondo. Fino a poco tempo fa si prestava poca attenzione al suolo per studiare la presenza di alcune specie. Contadini e giardinieri dovevano scavare e sottoporre le loro pale a faticose prove per sperare di conoscere lo stato di salute della loro terra. Uno studio pubblicato lo scorso anno ha scoperto che il suolo è l’habitat del pianeta che contiene il maggior numero di specie. Sebbene più della metà delle specie vivano lì, solo una piccola parte di esse è stata identificata, perché la maggior parte è troppo piccola per essere visibile a occhio nudo. I ricercatori utilizzano sempre più lo studio dei suoni per monitorare le popolazioni animali, in superficie, nel sottosuolo e sott’acqua.
Il terreno rumoroso è generalmente sano perché contiene una maggiore varietà di insetti e vermi che si muovono in giro. Gli organismi che vivono nel suolo lo migliorano perché si trasmettono nutrienti a vicenda e creano un ambiente ben ventilato e vario. Queste reti forniscono cibo, fibre e acqua potabile agli esseri umani. Non meno del 95% del cibo del pianeta viene coltivato nello strato superficiale del suolo. I terreni con scarsa biodiversità sono più fragili: hanno perso la struttura e le connessioni che tengono insieme le particelle e hanno quindi maggiori probabilità di essere spazzati via da inondazioni o forti venti. L’agricoltura intensiva causa ogni anno la perdita di 24 miliardi di tonnellate di terra fertile, stima uno studio finanziato dalle Nazioni Unite, The Global Land Outlook. Da tempo gli agricoltori chiedono un modo più efficace per misurare la presenza di lombrichi, che è un buon indicatore della salute del suolo.