Il lato più intimo di Lenin: vergine e sessualmente represso, o un pervertito ossessionato dai “ménage à trois”? Numerosi studi hanno indagato la vita privata del leader sovietico, concludendo spesso che fosse monotona, dato il suo interesse prevalente per la rivoluzione (Abc)
Vladimir Illich Ulianov, meglio noto come Lenin, ebbe una relazione complessa con i suoi istinti più bassi. Coloro che lo conobbero intimamente hanno rivelato che la sua vita sessuale era piuttosto oscura, oscillando rapidamente tra passione e affetto paterno. Leon Trotsky ipotizzò persino che Lenin potesse essere vergine, non per mancanza di relazioni, ma per un disinteresse verso gli eccessi sessuali, paragonabile al suo disprezzo per il regime zarista. La sua vera passione era, indubbiamente, la rivoluzione. Dopo quasi un anno in carcere, Lenin fu giudicato e deportato in Siberia nel 1887. Lì trascorse tre anni non del tutto negativi, in compagnia di una sua ammiratrice, Nadejda Krupskaja. Nonostante il freddo e le dure condizioni, lei decise di unirsi a lui nell’esilio. Si sposarono nell’estate dello stesso anno, ma il loro fuoco d’amore si spense presto, trasformandosi in complicità e affetto. Il desiderio si affievolì rapidamente e Lenin mise da parte la sua libido per anni, preferendo concentrarsi sulla rivoluzione.
Nadia visse momenti difficili, aggravati dalla scoperta di non poter avere figli a causa di problemi medici. La Siberia mise fine alla loro vita intima, ma in cambio consolidò una complicità che durò fino alla morte. Anche dopo la liberazione, la loro vita sessuale non migliorò, né a Zurigo né a Parigi. Invece di dedicarsi alla moglie, Lenin preferiva spendere il suo tempo nella rivoluzione, come riportato da Nadia in molte lettere, in cui esprimeva la sua frustrazione e noia. La loro situazione non cambiò neanche durante il soggiorno in Francia. Nel 1908, Lenin continuava a chiedere denaro alla madre per affitti e necessità quotidiane. Durante questo periodo, Lenin conobbe Inessa Armand, con cui iniziò una relazione nonostante la presenza di sua moglie. Nadia era a conoscenza di questa relazione e la situazione divenne ancora più complessa quando suggerì più volte a Lenin di andarsene con la sua nuova amante, proposta sempre rifiutata dal rivoluzionario che considerava Nadia un pilastro fondamentale della sua vita. Alla fine, i tre si adattarono a questa strana convivenza, come descritto da Ducret: un trio legato non solo da Lenin ma anche da un’amicizia tra le due donne, unite dal carattere e dalla passione per il femminismo.
In conclusione, la relazione tra Lenin, Nadia e Inessa divenne un simbolo di un bizzarro triangolo amoroso che definì in parte la vita privata del leader rivoluzionario.