Da un anno, Aki, un uomo di 38 anni, dà ascolto ai cittadini di Tokyo che desiderano parlare dei fatti propri (Courrier international)
La sera, nella piazza della stazione di Shinjuku, a Tokyo, un uomo che porta un cartello su cui è scritto “Vi ascolto, avanti” aspetta di essere avvicinato dai passanti. Si presenta come Kikiya [“ascoltatore’”, in giapponese] e riceve confessioni che riflettono i tormenti della società giapponese. L’uomo di 38 anni è originario della prefettura di Osaka [centro del Giappone]. Al liceo, il fatto che potesse essere sentito deglutire in classe lo angosciava. Dopo aver iniziato a frequentare un liceo privato rinomato del Kansai [la regione di Osaka], i suoi sintomi si sono aggravati di anno in anno. Verso i 20 anni, gli è stato diagnosticato un disturbo d’ansia sociale, che provoca una paura eccessiva dello sguardo altrui. Dopo anni di tormento, ha deciso di confidarsi con sua madre e si è sentito più leggero. Aki si è reso conto che era meglio parlare dei suoi problemi con qualcuno piuttosto che rimuginare da solo. Due o tre anni fa, ha sentito in televisione di un uomo che ascoltava gratuitamente gli altri per strada a Nagoya. L’idea gli è piaciuta molto. Anche se non gli piaceva parlare in pubblico, gli è sempre piaciuto ascoltare gli altri.
Spiega Aki: “Non è SOS Amicizia, ma se posso anche alleggerire il cuore di qualcuno…”. Nel marzo 2023, si è trasferito a Tokyo. Lavorando di giorno, ha iniziato a fare l”ascoltatore’ di sera per strada. È lì quasi tutti i giorni d’estate, dalle 21 fino all’ultimo treno circa, e due o tre volte a settimana in inverno. In tutto, ha già ascoltato circa 150 persone. Tra queste, molti giovani, ancora studenti o che hanno recentemente iniziato a lavorare. A volte, anche persone anziane o viaggiatori stranieri lo avvicinano: “Una volta rotto il ghiaccio, le storie d’amore sono numerose”. Alcuni gli parlano del loro malessere. Un’altra persona gli ha confidato di ricevere aiuti sociali, pur non osando ammetterlo per vergogna ai suoi cari. Inizialmente, Aki pensava di limitarsi ad ascoltare, ma, non resistendo più, ha iniziato a dare la sua opinione. Attraverso gli scambi, alcuni trovano da soli la risposta alle loro domande. Aki non annuncia i suoi giorni di presenza per strada sui social media: “Mi piace quando la comunicazione nasce spontaneamente”.
Una volta, una donna di una ventina d’anni ha preso in prestito il suo cartello per fare l’ascoltatrice in occasione del suo compleanno. Un’altra volta, uno sconosciuto gli ha detto: “Oggi tocca a te parlare”, e Aki gli ha confidato i suoi segreti, di cui non aveva mai parlato ai suoi cari.