Le nuove tecniche genomiche dividono gli esperti: modificano il codice genetico senza aggiungere geni esterni. Ma è una manipolazione sicura? (Aujourd’hui)
I membri della commissione Ambiente del Parlamento europeo hanno votato a favore di un allentamento delle regole per una categoria di piante geneticamente modificate. Questo ha alimentato un dibattito acceso tra i paesi dell’UE, ma anche tra scienziati, professionisti delle sementi vegetali e associazioni ambientaliste. I deputati europei dovranno decidere sul destino da riservare alle piante dette NGT. L’acronimo, che significa “nuove tecniche genomiche”, indica un’innovazione nel settore della biotecnologia che permette di “modificare” il codice genetico di una pianta, senza aggiungere geni esterni, per conferirle determinate caratteristiche o rimuoverne altre. Da diecimila anni selezioniamo piante che mutano naturalmente: si scelgono così le più forti o resistenti per ripiantare, ad esempio, solo quelle con i semi che rimangono attaccati alla spiga o quelle che producono frutti più grandi.
Si tratta, per esempio, di rimuovere un gene di suscettibilità da una pianta, essenziale affinché un certo virus o batterio possa attaccarla. Questo componente, rimosso senza problemi se non necessario per la sua crescita, rafforza la resistenza naturale della pianta e non obbliga più l’agricoltore all’uso di pesticidi per eliminare gli insetti portatori di questo virus o batterio. Sarebbe un peccato privarsi di una tale tecnologia in un’epoca di riscaldamento globale, regolamentando le piante che si vogliono o non vogliono creare, e non il processo che permette di farlo.
Questo nuovo modo di rafforzare le coltivazioni è visto molto positivamente dai produttori e distributori di semi agricoli e orticoli. L’Unione francese dei semenzai, sindacato professionale rappresenta più di 100 aziende di un mercato del valore di oltre 1 miliardo di euro nella bilancia commerciale della Francia, leader mondiale nell’esportazione di semi. Una selezione classica, come quella che ha permesso di creare zucchine resistenti a un virus presente in India ma apparso in Francia nel 2020, richiede tra i 7 e i dieci anni. Le NGT permettono di ridurre questo lasso di tempo a due-tre anni, il che è prezioso.
Le ONG ambientaliste la vedono in modo radicalmente diverso. Creare varietà vegetali più resistenti alla siccità e a certe malattie, o un frumento molto meno ricco di glutine e più facilmente commercializzabile, per alcune assomiglia a manipolazioni che si avvicinano a quelle degli organismi geneticamente modificati (OGM) “transgenici”. Per Greenpeace Francia, l’argomento secondo cui i “prodotti realizzati con queste nuove tecniche non sarebbero OGM perché non portatori di geni estranei provenienti da specie non imparentate” è “infondato”.
Una quindicina di Stati europei, tra cui la Francia, sostengono l’adozione di un regolamento più flessibile per queste NGT. Attualmente, nell’Unione europea, sono registrate meno di un centinaio di richieste di autorizzazioni per colture NGT, ancora in fase di ricerca. Altri Paesi, come la Germania o l’Austria, sono preoccupati per la coesistenza di piante geneticamente modificate, anche se non rispondono alla normativa OGM, con quelle dell’agricoltura biologica. Diversi paesi dell’Europa orientale sono preoccupati per i loro mercati di esportazione o temono la moltiplicazione dei brevetti.