Gli animali feriti dopo aver cercato il cibo vengono esaminati e poi curati da altri simili con un unguento miracoloso (Le Monde)
Megaponera analis non è una formica come le altre. Dove le sue circa 13.000 specie cugine si godono una dieta variata, essa è selettiva e mangia solo termiti. Tuttavia, poiché queste ultime non si arrendono facilmente, le incursioni delle operaie presentano seri rischi: circa il 22% degli assalitori viene ferito. In una tesi notevole, proseguita con un libro e un documentario, il biologo Erik Frank, dell’Università di Würzburg in Germania, aveva già mostrato come le formiche più colpite si sacrificano per preservare la colonia. Ma cosa succede alle altri? Come si curano? Per scoprirlo, il ricercatore ha trascorso tre anni tra il suo campo di osservazione in Costa d’Avorio e l’Università di Losanna, in Svizzera. Il risultato, pubblicato su Nature Communications, è sorprendente.
Al ritorno, le formiche ferite subiscono prima un esame medico. In programma: differenziare quelle con una ferita sterile, che può guarire da sola, da quelle con una ferita infetta. Per fare ciò, utilizzano gli idrocarburi presenti sulla cuticola della malata. Questo strato lipidico protegge tutti gli insetti dalla disidratazione. Nelle formiche, costituisce anche una firma chimica. Permette di distinguere i membri della colonia e gli estranei, ma anche di conoscere lo status di ciascuna, infermiera, cacciatrice, regina. Questa “sorta di uniforme” fa ancora meglio: annuncia alle infermiere se la ferita ha attivato o meno il suo sistema immunitario, in altre parole, se soffre o meno di un’infezione.
Il team di studiosi ha fornito la prova infettando formiche con batteri Pseudomonas aeruginosa a dosi variabili. A dosi molto elevate, la formica ferita viene semplicemente espulsa dal formicaio; a dosi minime, è lasciata a cavarsela da sola. Tra questi due estremi, le infermiere prendono in mano la situazione. Comandano e ballano: infatti, si contorcono per permettere alle loro zampe – prima la destra, poi la sinistra, poi di nuovo la destra, e così via – di raggiungere la ghiandola metapleurale nascosta nel loro dorso. Poi leccano le loro zampe e, infine, applicano con la bocca ciò che sembra essere un unguento miracoloso. L’analisi ha rivelato la presenza di non meno di 112 composti chimici e 41 proteine, quattro volte più di altre specie. Con un’efficacia indiscutibile. I ricercatori hanno così confrontato due colonie di formiche. In una, hanno lasciato accessibili le ghiandole metapleurali delle infermiere; nell’altra, le hanno ostruite. Risultato: il 75% delle formiche infette e trattate della prima colonia è guarito. Tutte quelle della seconda sono morte in trentasei ore.
Erik Frank e i suoi colleghi pensano di aver scoperto in parte i segreti di questo unguento miracoloso. Anche se la funzione di tutti i composti chimici non è stata completamente decifrata, 15 acidi presenti in grandi quantità potrebbero contribuire a uccidere i patogeni. Le proteine analizzate hanno rivelato la presenza di diversi peptidi noti per le loro attività antibatteriche. Soprattutto, i ricercatori hanno scoperto una proteina fino ad ora sconosciuta, di gran lunga la più abbondante nella secrezione.