Il museo madrileno percepisce la legge del parlamento che elimina la parola “disabile” dalla Costituzione e la sostituisce con la frase “persone con disabilità”. E i nani spariscono da Velazquez… (The Times)

Come frequente soggetto dei ritratti di Velazquez, Filippo IV di Spagna era ben consapevole dell’occhio impietoso del pittore. “Non sono incline a essere esposto al flemmatico Velazquez, né a vedere come sto invecchiando”, affermò nel 1653. L’artista portò la stessa flemma nei suoi ritratti di buffoni, nani e altri individui collettivamente noti come “hombres de placer” (uomini di piacere) che abitavano i palazzi reali spagnoli. Il motivo della prevalenza di tali figure nelle sue opere e in quelle di altri pittori del suo periodo è da tempo fonte di congetture e anche motivo di controversia. Il Museo del Prado di Madrid, che possiede molte di queste opere, si è posto l’obiettivo di rimuovere parole come “nano”, “disabile” e “deforme” dai titoli e dalle descrizioni dei suoi dipinti. La mossa segue la stesura di una nuova legislazione che elimina la parola “disabile” dalla costituzione e la sostituisce con la frase “persone con disabilità”.

Il museo ha esaminato quasi 27.000 descrizioni di dipinti sul suo sito web e i cartelli che accompagnano 1.800 opere esposte con l’obiettivo di eliminare termini ritenuti offensivi. “Abbiamo il dovere di essere esemplari come istituzione chiave”, ha affermato un funzionario del museo, aggiungendo che dato il “consenso politico, abbiamo deciso di rivedere, con un criterio più accurato, cartelli che non ci sembravano strani quando sono stati scritti, ma che ora troviamo non in linea con i tempi”. Tra le prime descrizioni ad essere cambiate c’è quella del “El Nino de Vallecas” (il ragazzo di Vallecas) di Velázquez. Dipinto intorno al 1638, ritrae il basco Francisco Lezcano, la cui relazione con la corte reale è documentata tra il 1634 e il 1649, anno della sua morte. Dove prima si leggeva, “Oltre al nanismo, soffriva di ‘cretinismo con oligofrenia’…”, ora si legge: “Oltre all’acondroplasia, soffriva di cretinismo con oligofrenia”. La descrizione del “El Bufon El Primo”, il giullare Diego de Acedo, anch’esso di Velazquez, è stata cambiata da “questo è uno dei ritratti di nani di Velazquez” a “questo è uno dei ritratti di Velazquez”.

Il termine nano e i suoi derivati sono un esempio della complessità del compito che il Prado affronta. Digitando questa parola nel motore di ricerca del museo, appaiono ancora 61 risultati solo per i dipinti appesi nelle sue sale o conservati nei suoi magazzini”. Il museo ha dichiarato che i titoli delle opere non sarebbero stati modificati dove erano “storici”. L’incisione La Vecchia, zia Gila, il cui titolo fu scritto a mano da Goya stesso. Ma le due opere Il “Principe Filippo e il Nano”, “Miguel Soplillo” e “Ritratto di un Nano” sono state cambiate: nel primo caso, eliminando “nano”, nel secondo sostituendolo con “buffone”. Anche la “Barbata de Peñaranda” di Juan Sánchez Cotán è stato modificata. Dove prima si leggeva, “… opere che registrano l’interesse parascientifico e morboso per ciò che è anormale o deviante dalla natura…”, ora si legge: “… opere che dimostrano l’interesse parascientifico della sua natura…”.

È stata apportata anche una modifica a Eugenia Martínez Vallejo, “La Monstrua” di Juan Carreño de Miranda. Il soggetto è una bambina di sei anni, la cui stazza — pesava quasi 70 kg — causò sensazione a Madrid quando vi fu portata nel 1680. Il cartello, che precedentemente si riferiva a “deformità”, ora menziona la sua “fisicità”.

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